C’è mistero e interesse dietro la notizia della scoperta di un graffito, raffigurante una figura femminile, su uno dei muro dei corpi bassi della celebre villa Palagonia. Una villa che da secoli è avvolta nel mistero e che ha attirato negli anni centinaia di viaggiatori, su tutti il tedesco Goethe. La villa, per le sue statue antropomorfe, viene anche nominata come “la villa dei mostri”.
La scoperta venuta alla luce è un graffito di una figura femminile, evanescente, la cui datazione è difficile da individuare.
Le braccia e le gambe non sono nitide, mentre al collo, la donna, sembra avere un diadema, o qualcosa di simile.
Il graffito per anni è stato seminascosto da alcuni arbusti e solo un paio di mesi fa è stato scoperto dallo storico indipendente Mario Bonaviri.
Bonaviri da tempo è alla ricerca di segni anche di carattere esoterico in monumenti di Palermo e della Provincia. Dopo Villa Palagonia si recherà in altre strutture settecentesche di Bagheria, a cavallo fra il seicento e il settecento, individuato come il luogo ideale per costruire dimore, per i nobili di Palermo, dove trascorrere lunghi periodi fra l’ozio e la campagna.
Che si tratti di un mero atto vandalico o di un’opera d’arte saranno gli studi a rivelarlo.
Intanto il mistero che avvolge la villa dei Mostri non fa altro che accrescere grazie alla “Dama misteriosa”, come l’ha soprannominata Antonio Mineo, amministratore della Comunione ereditaria Castronovo, proprietaria della Villa. “Non sappiamo se si tratta di un atto vandalico o effettivamente di una scoperta di valore -dice Mineo-. Questo lo dovranno stabilire gli studiosi. Lo storico Bonaviri che ha scoperto questa figura pensa che si possa trattare di qualcosa di interessante. Non è escluso anche la chiave esoterica di questa figura.
Dopo il ritrovamento, circa 2 mesi fa, abbiamo tenuto la notizia riservata, per mettere in sicurezza l’opera. Adesso ne possiamo parlare e speriamo che qualcuno possa darci delle spiegazioni.”
Villa Palagonia venne costruita nel 1715, per volere del principe Francesco Ferdinando Gravina. Ma fu il nipote, Francesco Ferdinando Gravina Junior, a consegnarla alla storia, grazie alle numerose statue che costeggiano le mura di cinta, ancora visitabili, e lungo il viale d’accesso, ormai, da tempo, distrutte.