Lo disse Leonardo, ovviamente non parlo di Leonardo da Vinci ma di Leonardo Sciascia, il siculo visionario che in cuor suo credeva nella Sicilia del cambiamento.
Con sfrontatezza e determinazione consiglio sempre ai giovani intellettuali bagheresi di trasferirsi a Roma o dovunque purché al nord. Poi mi chiedo che diritto ho io di entrare a gamba tesa nella vita delle persone sfasciando l’habitat domestico?
Colto dal senso di colpa per la mia invadenza, chiamo in aiuto l’amico Leonardo che ponendosi lo stesso problema, nel 1965 scrisse: “non c’è ancora niente in Sicilia né sul piano pratico né sul piano spirituale che costituisca per l’intellettuale una ragione per restare. C’è la Sicilia, con i suoi problemi, con la sua contraddittoria realtà, con la sua ricca e complessa umanità: ma l’uomo di cultura che non sa e non vuole distaccarsene paga per questa sua libertà un prezzo troppo alto”.
Se penso a tutti questi lunghi anni passati infruttuosi, per il futuro non posso che immaginare una Sicilia attanagliata da una forza oscura che decide il destino dei siciliani.
A questa sempiterna condizione di inferiorità si può rispondere in due modi: o agire con la propria testa, pur consapevole che non sarà facile cambiare le cose, o prendere armi e bagagli e lasciare la Sicilia al proprio destino, prendendo atto della propria sconfitta.
Io non l’ho mai considerata una semplice battuta folcloristica quella di Tancredi «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», ma piuttosto la tavola del destino dei siciliani, tale da perpetuare nel ricordo di ogni uomo d’ingegno, il desiderio di una terza via, quella di come offrire il proprio contributo a questa seviziata terra di Sicilia.
L’alternativa a questa incresciosa realtà è sotto gli occhi di tutti, rassegnarci al maxi bacino operativo per le attività, soprattutto quelle intellettuali, al nord; mentre del sud, se va bene, potremo farne un buen retiro per quando avremo i capelli bianchi e la postura da bastone, dove poter fare lente passeggiate, ad esempio a Bagheria nello “stradonello”, conversando con gli Dei di cosa avremmo potuto fare e invece non abbiamo fatto.
La foto: opera di Salvatore Fiume della Collezione del Museum di Ezio Pagano