di Maria Saeli *
Siamo diventati quel paese dal quale si scappa, si fugge a gambe levate. Siamo diventati quell’etichetta che altri ci hanno appioppato addosso: u paisazzu. Un paese che non si ritiene solo periferia di Palermo, dormitorio, paisazzu appunto, dovrebbe quantomeno storcere il naso quando si legge “chiusura temporanea del Museo Guttuso”. Un paese che si vuole ricostruire non si abbassa alla critica di chi esprime il proprio pensiero; un paese com’è Bagheria, reagisce.
Non mi sta bene, da cittadina bagherese, che mi si venga a dire “la chiusura è temporanea per permettere i lavori di ristrutturazione” (anche se i termini di 180 giorni per la durata dell’appalto sembrano veramente pochi per ciò che si dovrebbe realizzare, considerando anche il fatto che ancora ad oggi non si evince chi si è aggiudicato la gara di appalto), quando, comunicato del sito del comune, avvisa che detta chiusura <discende anche dalla situazione economia e gestionale del museo>. E a questo punto, i lavori di riqualificazione e ristrutturazione resi possibili da finanziamenti pubblici, a quale tipo di gestione gioveranno, visto che, sempre secondo comunicato ufficiale e “per legge”, il Museo non potrà più essere gestito dal Comune stesso?
Dove sono adesso tutte le promesse fatte? Dove sono andate a finire tutte le belle parole su “rilanciamo Bagheria”, “ripartiamo dalla cultura e dal turismo”? Saremmo stati tutti bravissimi ad aumentare le tasse e chiudere, anche solo temporaneamente, uno di quei servizi ritenuti “accessori”. E non mi si venga a ribadire la solita solfa de “la colpa è del passato”. La colpa è di tutti, tutti noi cittadini; la colpa è nostra che non siamo capaci di fare tesoro di ciò che abbiamo. La colpa è nostra perché aspettiamo che sia qualcuno da fuori a venirci a dire che non sappiamo valorizzare le nostre ricchezze e ci dica come fare.
La cultura crea economia. Questo dovremmo insegnare. Bisognerebbe cominciare a parlare proprio di questo, di economia della cultura. Dovremmo toglierci dalla testa certe convinzioni, certi luoghi comuni, e cominciare ad agire, e non per un bene particolaristico, ma per tutti, per il nostro futuro. Cominciando dalla programmazione. Cominciando dall’escogitare e dal vagliare tutte le opzioni possibili, ma non quella di chiudere un bene che ci appartiene. Un bene NOSTRO.
Ristrutturiamo la Villa, rendiamola più Bella. Nel frattempo, però, potremmo dare alcune delle nostre opere ad altri Musei in prestito temporaneo (ricordando che il prestito, lo scambio di opere d’arte tra istituti museali e altre istituzioni culturali è considerata ordinaria poiché finalizzata all’accrescimento della qualità dell’offerta culturale) decidendo il “come”. Ma lasciando viva l’istituzione.
Da un’Amministrazione che si presenta innovativa, critica nei confronti del passato, il limitarsi solo a registrare i risultati penosi del passato senza proporre nulla, senza fare nessun tentativo in questi mesi trascorsi, ci si aspettava forse qualcosa di più.
Mi piacerebbe che l’Amministrazione prendesse un impegno con la cittadinanza, che rivedesse il comunicato stampa e il proprio pensiero, che indicasse una tempistica entro cui proporre soluzioni alternative. Che dicesse pubblicamente che entro la fine dei lavori di ristrutturazione si concluderanno anche le “consultazioni”, i dibattiti e che si arriverà alla data di fine lavori anche con un nuovo assetto istituzionale del Museo. Vorrei sentire questo dall’Amministrazione, non vglioi continuare a leggere ancora che si determina “l’immediata chiusura del Civico Museo Renato Guttuso alla pubblica fruizione” senza stabilire tempi e modi.
Mi auguro, infine, che l’Amministrazione apra al dialogo con tutte le forze, politiche e civiche; auspico che, per il bene della città e di uno dei suoi simboli, si chieda l’aiuto di tutti, senza chiudersi dietro le differenze di colori politici, sia a livello locale che oltre.
* esecutivo PD Bagheria