Nel pieno della stagione turistica torniamo a parlare di turismo e delle potenzialità inespresse del comprensorio bagherese, di una crescita frenata da fattori endogeni che attengono a chiari ritardi e inadempienze da parte delle amministrazioni locali, che non riescono a pianificare e programmare una seria politica della gestione dei servizi a rete; presupposti fondamentali per aumentare l’attrattività turistica del nostro territorio. Il fermento e l’attivismo dei privati è certificato dalla presenza nei comuni di Bagheria, Santa Flavia e Casteldaccia di 12 alberghi, 3 agriturismi e ben 58 strutture ricettive assimilabili alla tipologia Bed & Breakfast – Case vacanze. Con questi numeri, è quasi d’obbligo parlare di vocazione turistica nel comprensorio bagherese. A pregiudicare un definitivo decollo del turismo concorrono la mancata risoluzione di problematiche annose legate alla mobilità e all’accessibilità (stradale, autostradale, ferroviario), al decoro urbano ed all’efficienza dei servizi a rete (vicenda acqua e rifiuti), dove risulta deficitario lo sforzo e l’impegno delle istituzioni comunali. Vogliamo accendere i riflettori sulla balneabilità delle coste del comprensorio bagherese.
In questi giorni è stato certificato un fatto per certi versi storico, in ordine alla balneabità della costa del Golfo di Palermo: la costa est di Palermo, non è più inquinata. Gli esami depositati al ministero della Salute rivelano che non esistono più tracce di inquinamento. L’amministrazione comunale palermitana attende le ultime analisi di conferma dell’Asp per revocare i divieti di balneazione della costa che insiste sulle borgate orientali della Bandita, di Acqua dei Corsari e di Romagnolo. Per il ministero della Salute quella parte di costa palermitana ora è balneabile, abbattendo così il mito del mare proibito nelle borgate che vigeva dal 1968. La pulizia delle acque è frutto della soppressione degli scarichi a mare, dell’entrata in funzione del depuratore, della bonifica della Cala, del depuratore impiantato nel pennello a mare e dell’allungamento dello stesso pennello per lo scarico fognario.
Risultati ottenuti con l’impegno delle amministrazioni degli ultimi quindici o venti anni. Un processo in stadio avanzato e che porterà a togliere tutti i divieti, nell’arco di due anni. Il risanamento della costa orientale della città di Palermo toglie qualsiasi alibi alle comunità e alle amminstrazioni del comprensorio costiero bagherese. Negli anni ci si è crogiolati sulla ineluttabilità dell’inquinamento della nostra costa a causa degli sversamenti dei liquami del capoluogo. Gli amministratori di Palermo con un lavoro costante nell’arco di un decennio hanno prodotto un risultato lusinghiero, restituendo alla fruizione dei cittadini e dei turisti una parte importante della costa, recuperando il rapporto con il mare, con refluenze fortissime, nei prossimi anni, sulla vivibiltà delle borgate periferiche e sull’attrattività turistica complessiva della Città.
Possiamo sostenere, oggi, che “Il Re è nudo”. Gli abitanti e le amministrazioni a est di Palermo oggi si addossano le proprie responsabilità relativamente all’inquinamento delle loro coste. Nello specifico, Bagheria ha grosse responsabilità riguardo alla mancata o cattiva gestione o omessa vigilanza del depuratore, del pennello a mare, degli scarichi abusivi e dell’annosa vicenda del sovrappieno che è localizzato nel tratto di costa corrispondente alla fine del rettifilo (Corso Baldassare Scaduto) in prossimità della spiaggia del Sarello.
Nessuna pianificazione o programmazione a medio o lungo termine, s’intravede per la risoluzione strutturale delle criticità, a tal punto che le autorità competenti della Regione non effettuano più i prelievi, propedeutici nell’arco temporale di un triennio, alla rimozione dei divieti di balneazione, qualora si riscontrasse il rientro nei parametri dettati dalla normativa relativa alla balneazione. Come dimostra la vicenda di Palermo, l’iniziativa spetta alle singole amministrazioni, non ci si può trincerare dietro a lle inadempienze regionali. Il problema tocca come abbiamo visto Bagheria, Santa Flavia, che ad oggi addirittura risulta ancora priva di un depuratore e il Comune di Casteldaccia, dove il depuratore esistente è sottodimensionato e il pennello a mare registra evidenti criticità. Occorre tener conto, tra l’altro, che nel tratto di costa interessato tra Ficarazzi e Altavilla Milicia, insistono gli scarichi dei fiumi Eleuterio e Milicia.
Va citato anche il procedimento d’infrazione della normativa europea a carico della Sicilia per la mancata depurazione delle acque reflue. Nel 2012 è stato stanziato dal Governo nazionale circa 1 miliardo di euro per consentire ai Comuni Siciliani di mettere a norma le proprie reti fognarie e gli impianti di depurazione, ma i progetti presentati sono spesso rimasti bloccati, con la conseguente condanna a pagare 185 milioni di euro, sanzione che è destinata ad accrescere se non verranno realizzati interventi “riparatori” nell’immediato. Il sistema normativo e sanzionatorio, il risanamento del Golfo di Palermo dai reflui del capoluogo, orientano verso la soluzione in tempi rapidi della depurazione delle acque della costa del comprensorio bagherese. Il tassello mancante è l’assenza di una strategia da parte delle amministrazioni locali. Per avere un quadro chiaro relativamente al valore strategico degli interventi legati alla depurazione delle acque occorre fornire qualche dato.
Il turismo balneare, legato indissolubilmente alla pulizia delle acque costiere, ha registrato nel 2015, un aumento totale in Sicilia pari al +10%, a fronte anche delle difficoltà di alcuni paesi competitor del Nord Africa ( Tunisia, Egitto) a causa del timore di attentati terroristici, che rende la Sicilia fortemente attrattiviva e le ha fatto recuperare posizioni importanti nelle preferenze dei viaggitori e dei tour operator. Dati di crescita confermati anche nel 2016 e anche le previsioni per il triennio 2016-2018 sono estremamente positive.
La statistica ci consegna una verità inconfutabile: nei 7 anni della crisi 2008-2014 si è verificato in Sicilia “il peggior declino dal dopoguerra”, dove gli unici settori dinamici in crescita, sono risultati l’agricoltura e soprattutto il turismo. Nel 2015 si è registrato in Sicilia un aumento dei pernottamenti (+8,4%) e della spesa (+11,5%) superiore rispetto alla media nazionale. A questo punto è legittimo chiedersi, che strategia stanno adottando gli amministratori del nostro comprensorio, per intercettare questi flussi turistici, incoraggiando e dando speranze ai numerosi privati che intendono investire, creando così le condizioni infrastrutturali e di qualità dei servizi funzionali ad un’efficace politica turistica?
Ci sentiamo di affermare che il consenso degli amministratori tra i “Cittadini” e il favore dell’opinione pubblica, si misurerà non più sulla capacità comunicativa, sulla declamazione degli interventi spot e degli slogan e delle dichiarazioni d’intenti, sull’onestà e sulla trasparenza ( valori e principi basilari che si ritengono assodati e imprescindibili), ma sempre di più sulla capacità di fornire soluzioni concrete e risposte di sistema ai bisogni manifestati dalle nostre comunità e che attengono essenzialmente alla qualità della vita, alla vivibilità dei cittadini e alle potenzialità di sviluppo del territorio.