A pochi mesi dalla data fissata per le amministrative di Bagheria (28 Aprile), leggo ed osservo che “forse”, in questi giorni, la campagna elettorale comincia a riscaldarsi. Mi corre l’obbligo di rilevare il forse virgolettato dal momento che manca meno di un mese alla presentazione delle liste e ad oggi non si ha ancora un quadro chiaro e completo di tutti i candidati a Sindaco ed i loro programmi.
Sebbene da più parti ci si auspica un cauto ottimismo in un contesto globale di cambiamenti, rispetto al declino del nuovo modello targato M5S, ci si ritrova ad osservare delle inconsistenti compagini politiche che sembrano orientarci/si, verso una retrogressione della cultura politica, basata su vecchie ideologie che nel tempo hanno segnato le fasi di una destabilizzazione della fiducia, del consenso, o forse anche della stessa democrazia.
Oggi più che mai l’uscita di scena, o forse meglio dire l’abolizione dei partiti politici sostituiti da sostenitori di movimenti rappresentati da leader, la pochezza di contrappesi a cui si aggiunge l’evanescenza delle opposizioni, l’impreparazione politico–amministrativa che si riflette sulla classe dirigente con risultati che sono gli occhi di tutti, hanno determinato un malessere democratico che ha trovato sfogo nella totalitaria imposizione di massa o per usare un termine allegorico e di tendenza “populismo”.
Una rivolta silente degli esclusi, emarginati, illusi da una cultura dei diritti che ha trasformato le loro aspettative in blande e sterili pretese prive di contenuti.
Lo Stato-nazione come lo abbiamo conosciuto, portatore della grande cultura, è tramontato ed è stato sostituito dallo Stato-popolo, la cui sovranità si incarna nella sua esistenza immediata.
A breve lo stato-popolo dimostrerà la sua impraticabilità politica per la sua scarsa ideologia aggregante implodendo nelle loro stesse macerie (homo homini lupus) che li ha riconosciuti come vinti trionfatori.
Purtroppo il tanto agognato ottimismo non ha sortito l’effetto riformista meritocratico; oggi più che mai da più parti si vocifera, si legge, si richiede, ci si attende competitività e riconoscimento di meriti.
Gestire o amministrare una comunità implica l’attualizzazione di fattori convergenti tra conflitti e sintesi di interessi diversi, tra concretezza e sostenibilità
dei fattori ambientali e sociali; non basta mantenere il quotidiano per parlare di impegno civile; penso che bisogna osare tra la consapevolezza e la partecipazione del fare e pertanto “cum-petere” verso obiettivi comuni.
Trascorso il momento delle maschere e delle chiacchiere seguirà un periodo di riflessione non solo spirituale, ma anche dell’etica e della morale, a cui tutti sono chiamati, indistintamente, nei confronti di una comunità che attraverso un valido e serio programma di scelte autorevoli e competenti si attende un cambiamento di rotta di quel percorso negativo compiuto negli ultimi anni dalle passate amministrazioni, per ridare lustro e vitalità all’assonnata quanto assopita città delle ville.