Nei giorni scorsi maggio al Museo regionale di Palazzo d’Aumale a Terrasini, in occasione della presentazione del libro di Massimo Folisi “I Maestri del carretto di Sicilia“, si sono dati appuntamento autorità, figure istituzionali, l’autore e i protagonisti del libro, appassionati e curiosi.
Tra i relatori l’ex direttore del museo Domenico Targia, il sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci, il sindaco di Aci Sant’Antonio Orazio Caruso, l’antropologa Nina Giambona e alcuni rappresentanti del personale regionale in servizio nella Biblioteca del Museo d’Aumale che collaborano alla realizzazione dei progetti che il museo porta avanti. Il libro “I Maestri del carretto di Sicilia” è nato dalla passione e dall’impegno personale di Massimo Folisi, fotografo, originario di Calascibetta in provincia di Enna, che ha messo in atto quell’idea che il carretto rappresenti un filo artistico-culturale che lega le varie zone della nostra isola. Il carretto infatti è presente in ogni angolo dell’isola di Sicilia e include e racconta la storia (le influenze arabo e bizantine nei decori), l’arte (il Barocco nella ricchezza di elementi decorativi), la cultura (le scene raffigurate sia sugli intagli che sulle fiancate -masciddara- appartengono alla letteratura come l’Orlando Furioso, alla lirica come La cavalleria rusticana, ai personaggi illustri come Cristoforo Colombo ecc), il sacro (molti simboli e immagini religiose sono rappresentate nei dipinte e negli intagli). L’evento è andato oltre la presentazione del libro “I Maestri del carretto di Sicilia” infatti è stata l’occasione per dare vita ad un sentito scambio di idee, di obiettivi raggiunti da definire e da conseguire, mirati alla valorizzazione di un patrimonio artistico-culturale unico quale è il carretto, riconosciuto come icona che rappresenta la Sicilia a livello internazionale.
Alla presentazione erano presenti i Bagheresi: Francesco Maglio, Tommaso Provenzano, Concetta Ducato, Leoluca Cedro.
Si è parlato tra l’altro dell’avvenuta iscrizione del carretto nel Registro delle eredità immateriali della Sicilia (Reis) il 12 maggio 2021, infatti “L’Arte del carretto siciliano” è stata iscritta nel Libro dei mestieri, saperi e tecniche e dell’avviata procedura per il riconoscimento dell’Arte del carretto come Patrimonio dell’Unesco; dell’opportunità di creare una rete turistica che coinvolga le botteghe artigiane dell’intera isola; e ancora della possibilità di introdurre le diverse abilità delle maestranze come materie di studio nelle scuole, quali: pittura e decorazioni, sculture in legno e in ferro battuto, costruzioni dei singoli pezzi che compongono il carretto e abilità compositive che occorrono per realizzare i paramenti e le bardature che adornano il cavallo. E sono queste maestranze i veri protagonisti del libro di Massimo Folisi che, di sua iniziativa, ha raggiunto presso le loro botteghe nei vari paesi della Sicilia, invitandole a raccontare la loro storia, le loro esperienze e il loro impegno che ancora oggi mettono nel proprio lavoro e nel tentativo di tramandare le tecniche che loro stessi temono possano andare perdute.
Tante di queste maestranze sono ancora in piena attività nel nostro territorio bagherese, alcune già note e affermate anche fuori dalla Sicilia. Vale la pena puntualizzare che più del 20% degli artigiani presenti nel libro “I Maestri del carretto di Sicilia”, sono appunto bagheresi.
Bagheria già vanta un museo dedicato al carretto all’interno del museo Guttuso presso Villa Cattolica, frutto di una tenace volontà e ricco di materiale autentico proveniente dall’antica bottega dei Ducato, pittori di carretti di Bagheria, museo che negli anni si è arricchito di nuovi elementi grazie a importanti donazioni. Voce comune durante l’evento è stata: “i sindaci si incontrino per creare un’intesa sulle potenzialità e sulle opportunità che un bene così unico come il carretto di Sicilia rappresenta e si adoperino per renderle concrete. “ E il libro “I Maestri del carretto di Sicilia” per ciò che rappresenta, ne è un brillante esempio. L’arte del carretto, tradizione che da quasi due secoli è presente in Sicilia, non perda la sua identità e continui ad essere tramandata nel tempo.