Unicredit, ha deciso: “Via 8.000 dipendenti”, diciamo pure 8.000 ‘numeri’, magari fra quanti ex Banco di Sicilia, ex Banco di Roma, ex Bipop Carire, insomma fra quelli che, reduci da fusioni e accorpamenti vari, ancora cercano di sopravvivere in un ambiente che non riconoscono come la ‘loro’ banca.
La gente dall’esterno non conosce certe realtà… bancario, quello è o è stato un impiegato di banca, beato lui. Beato un corno! Molti mi ricordano alla Cassa di Risparmio, anni 70, anni 80, anni 90. Ero il cassiere e tale rimasi per tanto tempo, addirittura qualcuno più anziano, incontrandomi per strada, mi saluta chiedendo: “Cassiere come sta? Ma già in pensione è?”
Già in pensione… sinceramente volevo arrivare fino a 65 anni ma, altrettanto sinceramente, confesso che con l’avvento dei nuovi ‘padroni’ (appunto Unicredit) l’aria per me divenne pesante, insostenibile e, quando mi si presentò l’occasione, non esitai un solo istante a cliccare su ‘enter’ in risposta a quel freddo e scarno messaggio:
“Visti i suoi anni di servizio e la sua età, le comunichiamo che lei potrà andare in pensione dal 01.01.2010, potendo anche fruire di un incentivo di euro…
Le facciamo presente che, qualora decidesse di accettare questa offerta e confermasse cliccando sul tasto enter, la stessa decisione risulterebbe assolutamente irrevocabile”.
Chiamai un mio amico-collega e gli feci leggere quel messaggio.
Lo lesse, mi guardò e con sorriso mi chiese: “E tu chi vò fari?” Anche io lo guardai e sorridendo premetti quel tasto. “Pi ddavieru ti nni vai?”
Era aprile o maggio del 2008, non ricordo bene. Da quel giorno cominciò la mia attesa del primo gennaio 2010, la liberazione, sì perché quella ormai non la sentivo più… la mia banca, la Mia Banca è stata e sempre sarà la Cassa di Risparmio V.E..
E’ vero, c’è stato anche l’intermezzo col Banco di Sicilia, altra esperienza all’inizio più o meno positiva e proprio quando sembrava che tutto cominciasse ad andare per il meglio, ecco che cominciarono a circolare voci su nuovi cambiamenti, su nuovi ‘padroni: Banca di Roma e quindi… Unicredit, che paura!
Una venerdì di novembre del 2007, ero a casa, stavo cenando con i miei figli, uno già sposato, quando squillò il telefono di casa. Vidi il numero sul display e capì che la telefonata veniva dalla Sede del Banco di Sicilia di Palermo.
“Ciao Toti, come stai etc etc… senti, come certo saprai, unicredit sta organizzando un gruppo di tutor per insegnare il nuovo sistema ai colleghi delle banche del gruppo”.
“Eh… e di mia chi vuoi?”
“Io veramente avevo pensato a te, con la tua esperienza non avresti problemi e poi ci sarebbe anche un buon ritorno economico, certo ci sarà da girare un po’ per tutta l’Italia, insomma ti potresti anche divertire”.
“Ne parlo in famiglia. Quanto tempo ho per pensarci”.
“Lunedì dammi la risposta, ma che sia sì, intesi?”
Mia moglie lavorava, bambini a casa non ne avevo e quindi accettai.
Subito a Palermo per studiare e per imparare come si parla davanti ad una platea di discenti, che aspettano solo un tuo errore o un tuo tentennamento per aggredirti con domande impossibili o per metterti in difficoltà.
Ma il bello venne quando, ai primi di dicembre tutti i tutor, più di 150 da tutta Italia, ci trovammo a Bologna e, passata la notte, la sveglia suonò alle 6 e 30, perché alle 8 in punto dovevamo essere in Via del Lavoro, dove c’è questa ‘scuola’ di unicredit.
Il freddo che ho sentito allora, la nebbia che si tagliava col coltello e proprio a scuola mi sembrò di essere tornato, insegnanti (colleghi ‘bravi’ di unicredit), lavagna, gesso, schermo per trasparenti e diapositive e poi… parole, parole, quante parole, “unicredit di qua, unicredit di là, il cliente al centro del progetto, con questo sistema la gente non entrerà più in agenzia, tutti impareranno ad utilizzare i sistemi evoluti, i bancomat intelligenti e vedrete che gli sportelli all’interno saranno deserti”.
Nella mia aula c’erano altri siciliani e io alzai timidamente il dito per dire: “Bello, ma questo sistema da noi, giù in Sicilia, per funzionare come dite voi… ne passerà di tempo. Non sarà facile che la persona anziana o il vecchietto vada al bancomat, inserisca la scheda, digiti il pin… no, non è possibile. La gente, a fine mese, vuole la pensione, vuole i soldini da contare e conservare a casa. E quindi le code allo sportello ci saranno ancora per tanto tempo”.
“Ma che vai dicendo? Non è così, vedrai, vedrai”.
Effettivamente ho visto; sono trascorsi più di dieci anni d’allora e mi sembra che i fatti continuino a darmi ragione.
Comunque per concludere, questo fu l’unico intervento che io feci in tutte le settimane di permanenza in quella ‘scuola’, il resto del tempo lo impegnai solo ascoltando le… celebrazioni di… Unicredit, i nuovi padroni.
Poi cominciò il divertimento, Roma, Napoli, Torino, Milano, Ferrara, Bologna, Brescia, Correggio sono le città dove incontravo i miei ‘alunni’.
Quindi, considerando che più di 150 persone si spostavano settimanalmente dal paese di residenza fino ad una qualsiasi città d’Italia, in aereo, poi treno o taxi o, molto raramente, autobus, immaginate quanto è costato questo scherzetto ai ‘padroni’.
Un venerdì sera stavo salendo sull’aereo che da Bologna mi avrebbe riportato a Palermo, quando mi squillò il telefono: “Pronto, Totò, vedi che domani mattina alle 9 devi essere a Roma”. “Come a Roma, sto andando a casa!” “Non importa, prenota un volo subito, per stanotte o domani mattina, ma devi essere a Roma… alle 9!”
A facci i…! Così, già sull’aereo, col pc, mi misi a cercare un volo Palermo-Roma e, arrivato a casa intorno alle 23, cenai e mi preparai per ripartire con l’unico volo che mi fu possibile trovare: Wind Jet Palermo-Roma euro 300! Il ritorno AZ 145 euro.
Per i 300 euro mi arrivò una reprimenda dall’ufficio del personale, alla quale risposi per le rime; il collega comprese e tacque.
Ma non è finita, il bello di questa chiamata ‘alle armi’ a Roma, fu di una eccezionalità unica ed incredibile: dopo aver dormito poco e a stento, aver fatto le corse per essere puntuali, scoprimmo che il motivo di tutto ciò fu solo… un brindisi dell’allora presidente di unicredit con tutti i tutor, mezz’ora e tutto ebbe fine. Questo non è spreco?
Avevano detto che non ci sarebbe più stata affluenza agli sportelli, certamente, tanto che i ‘padroni’, oltre agli esuberi umani, stanno pensando di abolire 500 sportelli!
Quando passo davanti quella che a Bagheria era la casa del Banco di Sicilia, in Corso Butera e vedo quei vetri luridi e quella porta girevole che un tempo mai stava ferma, mi viene un nodo alla gola e una grande rabbia. Chissà se con questo piano industriale i ‘padroni’ chiuderanno una fra le due agenzie rimaste a Bagheria.
Ma tanto… cosa importa ai ‘padroni’? Del resto a loro interessa soltanto ‘stabilire’ per il periodo 2020-2023 la creazione di un valore di 16 miliardi di euro per gli azionisti e aumentare al 40% la distribuzione del capitale 2019.
Tutto il resto è… minni futtu.