Negli anni cinquanta noi giovanotti che passeggiavamo per buona parte della giornata lungo il Corso Umberto I°, abbiamo notato un bel giorno la presenza di due belle ragazze. Poi abbiamo saputo che si trattava di Dacia Maraini e di una sua cugina.
Entrambe venivano dal Palazzo Valguarnera. Noi ci limitavamo a seguirle dall’altro marciapiede. Avvicinarsi a loro era impensabile: avevamo paura di una reazione scomposta. Quando rientravano le seguivamo fin nelle vicinanze del cancello. Poi attendevamo il giorno seguente, nel momento in cui ridiscendevano per la consueta passeggiata. Nel frattempo non ci rimaneva che fantasticare.
Eravamo abituati a farlo: quella ci rimaneva l’unica consolazione. Intanto osservavamo la Villa Valguarnera da lontano e sognavamo di poterla un giorno visitare.
Una domenica in cui mi è stato possibile raggiungere la Villa Valguarnera per una visita collettiva sono rimasto deluso: mi attendevo qualcosa di principesco che invece non c’era. Ho pensato che era meglio affidarmi alla fantasia e dare seguito ai miei sogni giovanili. Quel giorno, però, ho scoperto che la passeggiata sulla montagnola era la cosa da fare inevitabilmente.
C’era una casetta che vedevamo da giù. In realtà era una stanzetta disadorna e abbandonata a se stessa. Per noi comuni mortali era la casa di una principessa. Quel giorno la delusione è stata grande nel vedere lo stato in cui si trovava quella stanzetta.
Ad ogni modo rimanevano la bellezza della collinetta e il fascino del vialetto che conduceva in cima alla stessa. Non tutti i bagheresi hanno visitato Villa Valguarnera. Ciò è un vero peccato perché è un gioiello che abbiamo nel paese e non possiamo gustarlo a pieno. Le autorità dovrebbero permettere che sia consentito alle scuole di potere accompagnare gli alunni per una visita guidata alla Villa e al Palazzo Valguarnera.
