Solo pochi mesi fa, il 27 giugno 2012, per la precisione, la Corte dei Conti ha dichiarato il dissesto del comune di Alessandria.
Sono i numeri scritti dalla Corte nella propria relazione (consultabile al seguente link: (http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/piemonte/pronunce/2012/delibera_260_2012.pdf) a chiarire le dimensioni del problema:
- debiti di parte corrente di entità pari o superiore alle entrate (la cui veridicità è, peraltro, assolutamente dubbia) e per larga parte scaturenti dalle società partecipate;
- passivo “sfuggito” ai documenti ufficiali, con la conseguente richiesta di riconoscerlo come debiti fuori bilancio che non può essere omesso – precisa la Corte dei Conti – nella ricostruzione dell’esposizione dell’Ente, atteso che, in caso contrario, il bilancio approvato non sarebbe né veridico, né realmente rappresentativo della situazione di tensione finanziaria dell’Ente;
- casse prosciugate in modo strutturale, tanto da costringere il Comune negli ultimi anni a utilizzare il ricorso all’anticipazione di cassa come forma ordinaria di finanziamento della spesa, dando vita a un meccanismo che falsifica gli equilibri sotto i colpi della spesa per interessi.
- tentativi ripetuti di nascondere i problemi sotto il tappeto di operazioni contabili “fantasiose”, con accertamento di entrate retroattive, ovviamente illegittimo oltre che concettualmente incongruo, come sa qualunque studente di un buon istituto tecnico commerciale.
Un solo passaggio della relazione della Corte dei Conti appare indispensabile riportare testualmente, atteso che, secondo i “si dice”, che circolano per la città, la trovata salvifica, la “genialata” sarebbe quella di escludere dai documenti contabili la ricognizione e la valutazione dei debiti fuori bilancio:
“Inoltre, sempre per quanto riguarda l’incremento delle spese, la Sezione, anche in relazione a quanto affermato in istruttoria dall’Ente in ordine alla contrazione delle spese impegnate negli esercizi 2009 e 2010, aveva ritenuto che negli esercizi 2008, 2009 e 2010 il Comune di Alessandria non avesse diminuito la spesa ma si fosse limitato a non assumere formali impegni, riportati nella contabilità dell’Ente, in relazione a spese concernenti servizi regolarmente erogati da terzi e, in particolare dalle società partecipate, con la conseguente possibile formazione di debiti fuori bilancio di rilevanti dimensioni, idonei ad incidere sugli equilibri dell’Ente. … La Sezione rilevava che, anche a prescindere dalla circostanza inerente l’effettivo impegno nella contabilità del Comune dei debiti verso le partecipate, risultava evidente il mancato regolare versamento in via continuativa alle società delle predette somme, sicuro indice significativo delle gravi difficoltà finanziarie del Comune”. È il comune di Bagheria ha ben oltre 20.000.000,00 di euro di debiti nei confronti del CO.IN.RES.
Non può essere certamente questa la strada da seguire per salvare Bagheria dal dissesto, anche perché, ove così non fosse, sarebbe oltremodo interessante verificare se, anche per la nostra città questa sarà la strada scelta e se un tale modo di agire, ove effettivamente realizzato, a prescindere dagli aspetti di danno erariale, possa o meno rilevare in termini di falsità ideologica nelle scritture contabili dell’Amministrazione comunale (Art. 479 cod. pen. – Il pubblico ufficiale che, ricevendo o formando un atto nell’esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’articolo 476 [vale a dire da uno a dieci anni, in relazione alle diverse condotte].
In quel caso, forse, si scriverebbe Alessandria, ma potrebbe leggersi Bagheria.