Operazione della Guardia di Finanza su presunte frodi contro le compagnie assicurative.
Coinvolte 7 persone, tre sono finite agli arresti domiciliari e 5 destinatari di obbligo di dimora e misure interdittive della durata di sei mesi (interdizione dall’esercizio della professione in campo assicurativo). Fra le persone indagate ci sono anche residenti a Bagheria e Ficarazzi.
Ai domiciliari vanno: Salvatore Mendola (58 anni, residente a Ficarazzi), Francesco Mendola (34 anni, residente a Ficarazzi) e Francesco Sideli (76 anni, residente a Gratteri.
Obbligo di dimora e interdizione per Jonathan Varrica (28 anni, residente a Ficarazzi), Paolo Genovese (36 anni, residente a Palermo), Nicola Pedone (43 anni, residente a Bagheria), Vincenzo Teresi (62 anni, residente a Palermo) e Caterina Lucia (34 anni, residente a Ficarazzi).
Gli indagati sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività assicurativa, accesso abusivo alle banche dati e truffa assicurativa. Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di polizia economico finanziaria – Gruppo Tutela Mercato Beni e Servizi, hanno consentito di ipotizzare, allo stato delle acquisizioni probatorie, l’esistenza di uno strutturato meccanismo illecito finalizzato alla realizzazione di truffe a danno di compagnie assicurative e dei cittadini contraenti.
Allo stato, sono oggetto di contestazione nei provvedimenti notificati ai presunti autori delle fattispecie delittuose 238 polizze verosimilmente irregolari. Quattro degli indagati, infine, risultano percepire direttamente o tramite il proprio nucleo familiare il “reddito di cittadinanza”, beneficio che, in conformità alle disposizioni vigenti, verrà immediatamente sospeso. L’odierna attività di servizio testimonia la costante attenzione ed il perdurante impegno profuso dalla Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, nel contrasto ad ogni forma di illegalità nell’esercizio di attività professionali regolamentate e riservate per legge a soggetti in possesso di specifici requisiti, nonché a tutela dei cittadini e della leale concorrenza nel mercato.L’illecito sarebbe stato attuato mediante: la stipula della polizza assicurativa nei confronti del contraente in buona fede che versava il corrispettivo previsto; l’inoltro alla compagnia assicurativa della medesima polizza, ma con dati alterati al fine di corrispondere un premio minore. L’artificio avrebbe consentito agli indagati di beneficiare indebitamente della differenza tra il premio corrisposto dal contraente in buona fede e quello effettivamente versato alla compagnia assicurativa.