Si chiama “Mattatoio Bagheria” sottotitolo “Famiglie, banditi e politica in una capitale di mafia (1874 – 1930), il volume scritto da Vincenzo Drago, che sarà presenterà ad un anno dalla sua scomparsa.Il libro si presenterà sabato 13 gennaio, alle 18.00 a Palazzo Cutò.
Il volume è stato stampato da Plumelia Edizioni.
Il libro è il frutto di tutta una vita di ricerche, sulla mafia, sulla politica, sulle famiglie di Bagheria di Vincenzo Drago, considerato uno degli osservatori più costanti delle cose cittadine e non solo.
Il libro, risultato di ricerche d’archivio, di inchieste giornalistiche, e di una vita di studi e battaglie, che non ha potuto essere visto dal suo autore, ha ricevuto le cure finali da tre studiosi che l’autore ha conosciuto e frequentato a lungo: lo storico Antonino Morreale, lo scrittore e docente Maurizio Padovano e il professore Mimmo Aiello.
Saranno gli stessi curatori a parlare del libro in occasione della presentazione che si svolgerà a Palazzo Cutò, sede della Biblioteca comunale di cui Drago è stato per dieci anni responsabile.
Gli organizzatori dell’evento scrivono:”Conosci il tuo villaggio e conoscerai il mondo intero. E se non il mondo intero, almeno una parte significativa di esso. Questo sembra avere tenuto insieme, e sostenuto nel tempo, con una pervicacia che talvolta ha rasentato l’ostinazione, la ricerca storica, sociologica e documentaria di Enzo Drago, volta a porre in luce – forse a esporre davanti agli occhi di chi non vede o non vuole vedere – le logiche da mattatoio del villaggio-Bagheria.
Oggetto del suo studio sono state le vicende politiche, economiche e criminali nel villaggio-mattatoio durante il secolo breve, con un’attenzione particolare a ciò che succede tra il 1913 e il 1927. Due decenni, o poco più, costellati da omicidi di “maffia” dal chiaro significato politico. Assassinii perpetrati con metodi e procedure che diventano ben presto “sistema”, in una scia di sangue che non si arresterà nei decenni successivi. Nemmeno il fascismo – nonostante l’operazione repressiva del Prefettissimo Cesare Mori – fornirà una logica alternativa a quella, già ben strutturata, da western alla siciliana del villaggio. Qui infatti si stava giocando – a partire almeno dal processo alla setta dei “Fratuzzi” negli anni Settanta dell’800 – e continuerà a giocarsi una interminabile guerra di posizione che vede coinvolti, con inquietante coefficiente di invarianza, i medesimi attori: famiglie borghesi e possidenti, istituzioni politiche e Consigli di amministrazione bancari, Sindaci e notai, notabili delle professioni scientifiche e imprendibili banditi, homines novi e pretacci di Santa Romana Chiesa.
Ne esce fuori un racconto a tinte fosche da cui esonda, come in un noir ben orchestrato, una irredimibile rete di complicità e di connivenze nella quale si annida il singolare genius loci di Bagheria: il familismo criminale.
Vincenzo Drago (1938-2017)
Fu il “fratello maggiore” di tutta la generazione del ’68 bagherese, attorno al foglio “I Mostri”.
Segretario della sezione comunista e consigliere comunale fu anima e braccio della commissione consiliare sugli abusi edilizi (1966). Venne radiato per indisciplina dal PCI e dovette lasciare Bagheria per Reggio Emilia, dove lavorò nel settore sanitario.
Ritornato, fondò, diresse, scrisse e diffuse “il Paese” e “il nuovo Paese” e fu responsabile della Biblioteca comunale.