Sono passati oltre 30 anni da quel 30 aprile del 1982, quando l’onorevole dell’allora partito comunista, Pio La Torre venne ucciso. La figura del parlamentare, a cui si deve una delle leggi più importanti nella lotta contro la mafia, è stata ricordata a villa Butera, nel corso della presentazione del libro di Vito Vasile e Vito Lo Monaco.
Alla presentazione, coordinata da Angelo Gargano, hanno partecipato anche padre Francesco Michele Stabile e il magistrato Gaetano Paci.
Padre Stabile ha fatto un escursus storico dagli anni 40 fino all’82, quando La Torre venne ucciso. “La Torre -ha detto- era un idealista che subì molte minacce, per questo si allontanò dalla sua famiglia. Fece tante battaglie, fra queste quella contro i missili a Comiso”.
Paci ha aggiunto che “la mafia non è solo un fenomeno militare, come spesso ha sostenuto l’ex presidente del consiglio (Berlusconi ndr), e questo La Torre lo aveva capito. Pio La Torre immaginava una lotta alla mafia sociale, che dovesse partire dal basso. Più mafia corrispondeva a più disuguaglianza. Prima di La Torre, la mafia godeva dell’impunità. Nessun delitto venne mai punti. Non c’erano strumenti per combatterla adeguatamente. La Torre, fra le altre cose, capì che si doveva aggredire il patrimonio dei mafiosi.”