Funzionari e dipendenti del Comune di Palermo avevano gestito come fosse cosa loro la riscossione prima della Tarsu e poi della Tares. Corruzione e truffa nell’ufficio tributi in via Lincoln erano all’ordine del giorno. E’ quanto ha fotografato la polizia di Stato, a Palermo, che stanotte, nel corso di una vasta operazione anticorruzione, denominata Fintares, ha ammanettato 16 tra funzionari e dipendenti eseguendo i provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Palermo, Angela Gerardi, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, istigazione alla corruzione, truffa e falso materiale. L’operazione, che ha portato all’esecuzione di quattro provvedimenti di custodia cautelare in carcere e di 12 ai domiciliari, è stata coordinata dal Sostituto Procuratore, Daniela Varone, coordinata dal Procuratore Capo facente funzioni, Leonardo Agueci e dal Procuratore Aggiunto, Bernardo Petralia.
Le indagini, durate oltre un anno, hanno fotografato un avvilente ed inquietante spaccato di corruzione, sviluppatosi all’interno dell’Ufficio Tributi del Comune di Palermo, dove un manipolo di impiegati comunali, tra cui un funzionario, si era stabilmente associato allo scopo di commettere una pluralità indeterminata di reati di corruzione, truffe in danno della Pubblica amministrazione, falso ed ogni altro reato che si rendesse strumentale al mercimonio della pubblica funzione. La corruzione agiva senza freni in un settore, quello della riscossione del tributo legato allo smaltimento del rifiuto solido urbano (Tarsu e Tares), attraverso la fraudolenta alterazione della posizione contributiva del contribuente. Per i casi finora presi in esame è stato stimato un danno per le casse del Comune di Palermo di diverse centinaia di migliaia di euro.
I NOMI DELLE PERSONE COINVOLTE – In carcere sono finite quattro persone: Cesare Pagano, Antonino Borsellino, Gaspare Tantillo e Ida Ardizzone, ovvero il funzionario e altri tre impiegati. Storia nella storia il caso che riguarda addirittura un convento, quello delle suore Teatine. Non solo un convento, ma anche un grande centro di riabilitazione per disabili, l’istituto Villa Nave, “ente senza scopo di lucro”. Le intercettazioni della polizia hanno sorpreso il commercialista delle suore, Antonino Clementi. mentre consegna una mazzetta da 5.000 euro. Secondo le indagini, dal 2009 al 2013, le suore non avrebbero pagato al Comune Tares e Tarsu per 62.810,64 euro. La Madre del Convento ha già smentito ogni tipo di coinvolgimento diretto, confermando di non essere al corrente di queste cose, ma le indagini vanno comunque avanti.
Agli arresti domiciliari sono finiti altre dodici persone. Non mancano volti abbastanza noti nel capoluogo, come quello di Salvatore Barone, titolare del ristorante “I tre porcellini” e il commerciante Vittorio Ferdico. E poi ancora Luigi Lo Verso, titolare della ditta “Cem”, Elmo Maria, titolare di una carrozzeria, Giuseppe Vassallo, Giuseppe Carnesi, Antonino e Luigi Vernengo, titolari della Expo truck veicoli industriali, il medico Ugo Sottile. (gds.it)