“Questa nostra povera umanità”.
Con questa frase inizia il discorso più bello del mondo. Un discorso che colpisce per la sua grande semplicità, e che mette in discussione tutto il nostro modo di vedere la vita. (Josè Pepe Mujica)
La nostra umanità è povera, è veramente povera, perché ha smarrito l’essenza della vita: “la felicità”. L’uomo non è più padrone del suo destino, “perché le forze che ha scatenato governano l’uomo e la vita”. Tutto è potere, costi quel che costi.
La lotta per il potere è diventata sempre più aspra, e con toni sempre più esasperati, che sono la negazione di una democrazia evoluta, ma soprattutto civile.
Tutto si basa nell’abbattere l’avversario. Qualunque mezzo è ammesso. Tutto si risolve nel sostituire un potere con un altro potere.
È il concetto di potere che non è più accettabile. Dobbiamo superare questo concetto per iniziare a parlare di politica. Quella vera! Quella che si basa su una idea, su una visione, che si trasforma in un progetto. E come tutti i progetti, con un inizio e una fine. Perché dobbiamo avere la consapevolezza che la società è sempre in continua trasformazione. Non è un monolite. E quindi le trasformazioni culturali, tecnologiche, economiche, scandiscono il tempo di un progetto politico, che si esaurirà in maniera naturale.
La fine di un progetto è la morte politica del gruppo che lo ha posto in essere e realizzato. Questo dovrebbe comportare un automatico rinnovamento della classe politica. Rinnovamento significa che un nuovo gruppo ha percepito la trasformazione della società, e di conseguenza diviene portatore di un nuovo progetto politico. Non più confronto, alquanto sterile, tra ideologie, spesso false ideologie, ma confronto su nuovi progetti, avendo una visione del mondo futuro. In questo modo la politica riprende il suo alto ruolo, quello di governare. Governare il mercato, governare la globalizzazione. E non esserne governata, come purtroppo sta avvenendo. L’uomo deve riprendersi il controllo del suo destino. Non più schiavo di aberranti logiche economico finanziarie, che hanno creato il caos globale, ma ideatore di un nuovo modello di sviluppo a “dimensione umana”. Come dice Mujica: “lo sviluppo non può essere contro la felicità, ma a favore della felicità, della terra, delle relazioni umane. Questo è il vero tesoro che abbiamo”. Quindi, “Cultura e Politica” devono ritornare a essere il cuore pulsante dell’uomo.
È questa la strada che Papa Francesco, più volte, ci ha indicato. Non cambiamo il mondo con il potere, ma con le idee!
Gesù, Giordano Bruno, Gandhi, Mandela sono alcuni degli uomini che con il loro pensiero, le loro idee rivoluzionarie, e quindi con la loro immensa capacità di interpretare la realtà in cui vivevano, hanno messo in crisi interi sistemi di potere. I “senza potere” ci hanno lasciato non solo un patrimonio di idee, che ancora oggi incidono profondamente e indelebilmente nei nostri animi, ma soprattutto ci hanno indicato la strada del non potere.
Oggigiorno si discute solo di antipolitica, come se fosse la medicina miracolosa. Un percorso non solo sbagliato, ma pericoloso. Non è la politica il problema, ma i partiti, i quali non fanno più politica, ma sono diventati lobby di potere. Anzi, come dicono i Radicali: “la partitocrazia”.
I partiti, con la loro arroganza, espressione della loro povertà culturale, hanno invaso tutti i settori della vita sociale, economica e culturale del nostro Paese. Hanno imposto un modello che si è dimostrato fallimentare perché dipendeva, e ancora oggi in parte dipende, da una “politica” che si è nutrita di precariato, disoccupazione, disperazione, ma soprattutto corruzione, e ha imposto ai cittadini le sue scelte. Scelte nefaste perché rivolte solo al mantenimento del potere. Un potere fine a se stesso. Paradossalmente la crisi economica ha in parte mitigato questo vergognoso sistema, perché sono finiti i soldi. Quindi il sistema non può più essere alimentato come prima.
In fondo sono sotto gli occhi di tutti preoccupanti spaccati populistici che contraddistinguono la Movimentata politica Italiana. Il nostro Paese può essere infatti definito culla di un “Trumpismo” che non ha un ben preciso progetto, non ha una visione del mondo futuro, in quanto focalizzato esclusivamente su proclami senza fondamento in un sistema ormai cotto.
I partiti, se vogliono continuare a esistere, devono cambiare il loro modo di essere percepiti dai cittadini: non più volano per carriere politiche, perché far politica non è una professione; non più centri di potere, perché la politica deve essere espressione della volontà e delle esigenze di una comunità; ma luoghi dove le idee si confrontano per dare origine a un progetto politico, sia a livello locale che nazionale. Questo potrebbe essere un volano affinché i giovani si avvicinino nuovamente con passione alla politica e loro stessi diventare protagonisti attivi del futuro della loro comunità. Dobbiamo infatti essere consapevoli che una comunità, per poter sempre crescere, necessita di un costante apporto di nuove idee, poste in essere dalle nuove generazioni. Papa Francesco ha sempre incitato i giovani a essere protagonisti attivi della politica. L’alta politica, quella che non vede il potere!
Quindi il non potere diviene una forza propulsiva positiva, diventa politica pura, perché non si basa nel conquistare e mantenere un potere, ma nel realizzare un progetto, che abbia una base forte nella realtà in cui viene posto in essere. Ovviamente, senza dimenticare che facciamo parte di un mondo globale, con i suoi aspetti positivi e negativi, ma con la fermezza che la politica riprenda a governare le dinamiche globali, senza esserne governata.
Non cambiamo il mondo con il potere, ma con le idee!