Corruzione per un atto d’ufficio e corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio. Questi i reati contestati al sindaco di Monreale, Piero Capizzi, raggiunto in questi giorni, assieme ad altre 52 persone, da un avviso di garanzia della procura della Repubblica di Palermo. Si sono concluse le indagini preliminari che hanno svelato la presenza di una presunta organizzazione criminale all’interno dell'”Alto Belice Ambiente spa”, e che ha coinvolto anche ambienti imprenditoriali e istituzionali del territorio monrealese. La società con sede a Monreale, incaricata del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti all’interno dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) PA2 costituito da 17 comuni, il 22 dicembre 2014 era stata raggiunta dal decreto di fallimento pronunciato dal Tribunale fallimentare di Palermo.
Siamo a dicembre 2013, in piena emergenza rifiuti. Il servizio di raccolta presenta delle evidenti falle, le strade sono invase dai rifiuti. Capizzi, ai tempi consigliere comunale, secondo gli inquirenti avrebbe assunto il ruolo di “istigatore o determinatore” di uno degli indagati principali, il caposervizio Pupella ritenuto il regista dell’organizzazione, che avrebbe così acconsentito alla richiesta di un esercente monrealese di smaltire dei rifiuti solidi urbani, ricevendone in cambio panettoni e spumante. Capizzi, che ha nominato quale difensore di fiducia Giuseppe Botta del Foro di Palermo, per questo è finito nei guai.
Le indagini risalgono al 2011, in seguito ad alcune denunce che lamentavano carenze e disfunzioni nel servizio di raccolta dei rifiuti. Dai primi accertamenti, svolti dalla stazione dei carabinieri di Altofonte, oltre al riscontro delle carenze nel servizio, emergevano diversi casi di assenteismo dei dipendenti. Gli sviluppi investigativi, curati dalla compagnia dei carabinieri di Monreale, si concentravano su illeciti commessi dagli autisti degli autocompattatori. Veniva accertato che alcuni autisti dei mezzi, nel tragitto verso la discarica di Siculiana, asportavano gasolio dai serbatoi. Questa prima fase dell’attività investigativa aveva portato all’arresto di alcuni autisti colti in flagranza di reato. Da quel momento l’indagine aveva cominciato ad allargarsi e a svelare altri comportamenti illeciti. (repubblica.palermo.it)