Una giornata decisamente trafficata quella per il premier Matteo Renzi che l’ha visto occupato prima a Catania per la sigla del patto con Enzo Bianco, poi per la riapertura del tratto stradale sul viadotto Himera e infine lo hanno accolto a Palermo il governatore Rosario Crocetta, il presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone e il sindaco Leoluca Orlando, nonché una folla di gente. Si sono accompagnati a Renzi anche il ministro per i ‘Beni culturali’ Dario Franceschini e i sottosegretari Davide Faraone e Simona Vicari.
In un clima di confusione generale ha preso parola il sindaco Leoluca Orlando. Con un tono deciso ha ripristinato il silenzio e ha dato il benvenuto agli ospiti, introducendo il discorso del premier.
“Signor Presidente del Consiglio vi chiedo di prestare attenzione alla drammatica situazione dei comuni siciliani che vivono attraverso il precariato i problemi finanziari del nostro territorio. Siamo qui per parlare di questo patto per lo sviluppo della città di Palermo, città che ha scelto la mobilità umana come ragione del proprio esistere. Comunità umana internazionale che fa di Palermo una città dell’accoglienza, così come la Sicilia che è una regione dell’accoglienza. Noi siamo un punto di riferimento e diciamo ‘no’ agli egoismi europei, ‘no’ alle interferenze finanziarie che ci stanno portando ad essere complici di un genocidio. Siamo convinti che si stia proprio consumando un genocidio e la Sicilia sta fuori dalla responsabilità di questo genocidio, così come credo l’Italia intera. Perché vogliamo evitare di essere chiamati, un giorno, i responsabili”. In maniera quasi orchestrale ha proseguito subito dopo Renzi. Diretto e con l’accenno di un sorriso quasi provocatorio ha detto: “Mi hanno chiesto cosa ci faccia il premier alla riapertura di una carreggiata. Noi vogliamo lanciare un segnale: noi vogliamo puntare sulla manutenzione. Investiremo 180 milioni su questo. Il Governo, d’accordo con tutti gli enti territoriali, vuole investire innanzitutto sulla manutenzione ordinaria. Se mettiamo a posto i viadotti, se manteniamo le opere, se ci rendiamo conto che anche nel Mezzogiorno i cittadini hanno anche loro diritto ad un servizio ferroviario e ad alta velocità, come accade al Nord, allora si può porre il tema, non in modo ideologico, di avere collegamenti diretti da Milano a Palermo”. Ha, poi, scatenato un lungo battimano quando ha detto di aver portato un fiore per la commemorazione di Pio La Torre, come simbolo della continua lotta contro la criminalità. “Assieme al mio partito oggi ho portato un fiore nel luogo in cui Pio La Torre è stato ucciso. È un modo per dire a nome di tutti che la lotta contro la criminalità, mafia e tutte le forme di illegalità è una priorità che deve unire tutti gli italiani. Le idee, gli ideali e i sogni di tutti quegli uomini e quelle donne morti nella lotta camminano sulle nostre gambe e noi dobbiamo esserne all’altezza”. Ha continuato: – “Questo patto è un cambio di metodo. Si è fatto tutto un discorso su come la politica italiana negli ultimi settanta anni abbia perduto la serietà sull’amministrazione del Mezzogiorno e su come bisogna far ripartire il Mezzogiorno perché è giusto, perché è etico. Ma prima di essere giusto, è utile per l’Italia che in Mezzogiorno riparta. Noi abbiamo un pezzo d’Italia sempre al negativo fatta da quelli a cui piace sempre dire no e non hanno ancora scoperto la bellezza di poter dire si.” Per Renzi “il Mezzogiorno non può essere raccontato solo come un insieme di problemi. Questo pezzo d’Italia è pieno di intelligenze e di ricchezze che non vengono valorizzate. Questo aspetto non va affrontato dal punto di vista etico o esortativo, va affrontato dal punto di vista dell’utilità del Paese. La giustizia sociale e l’eguaglianza sono dei principi fondamentali della nostra carta costituzionale, ma per passare dalle chiacchiere ai fatti, c’è bisogno di serietà, rigore e impegni concreti. Bisogna sporcarsi le mani per far ripartire il Mezzogiorno e la Sicilia”. “Il jobs-act ha fatto centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ne volevate di più? Anch’io. Ma quelle centinaia di migliaia di persone non sono codici fiscali: sono uomini e donne” – ha detto riferendosi alla presenza degli operatori Almaviva, che indossavano magliette blu simbolo della vertenza.
Infine, ha siglato il patto insieme al sindaco Orlando e dopo ciò si è allontanato a stento dalla folla che lo ha circondato per saluti, domande e fotografie.