La Cassazione ha reso definitive 5 condanne nei confronti di altrettanti esponenti ritenute organici alla famiglia mafiosa di Bagheria. Si tratta di uno stralcio del processo nato dal blitz Argo che coinvolse numerosi esponenti bagheresi e dintorni.Si tratta di Carmelo Bartolone, condannato a 3 anni, Pietro Granà, 10 anni, Michelangelo Lesto, 7 anni, Settimo Montesanto, tre anni e quattro mesi e Giacinto Tutino (5 anni).
L’operazione del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo e del Ros era relativa a casi di estorsione, investimenti nei locali notturni, traffici di droga e collusioni nell’ambito di campagne elettorali.
Definitivi anche i risarcimenti in favore dei comuni di Alimena, Bagheria, Villabate, Altavilla Milicia, Casteldaccia e Ficarazzi. Ed ancora per il Centro Pio La Torre, Confindustria Palermo, Addiopizzo, Fai, tutti assistiti dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Salvatore Caradonna.
Fra gli esponenti di spicco figura Carmelo Bartolone. Secondo i giudici Bartolone, che era ricercato per alcuni mesi, temeva per la su vita. E così il 10 settembre 2015 si presentò al pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, dicendo di sentirsi male. L’arresto gli ha quindi salvato la vita.
Bartolone disse di soffrire di lombosciatalgia. Ma per gli inquirenti era solo un pretesto. Bartolone era sottoposto alla sorveglianza speciale dopo avere finito di scontare sette anni e mezzo di carcere per mafia. Era uno dei fiancheggiatori di Bernardo Provenzano, condannato al processo “Grande mandamento”.