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domenica 24 Novembre 2024

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Lapide ai Caduti del Palazzo Ugdulena

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comune di bagheria
martorana
giuseppe martorana
5 minuti

     Ad un anno dalla conclusione della  prima Guerra Mondiale, e precisamente il 25 ottobre 1919, l’Amministrazione comunale di Bagheria, in quel momento retta dal Regio Commissario Prefettizio Antonino Pusateri (1), deliberò di far collocare nei locali del Municipio una lapide in marmo contenente i nominativi di tutti bagheresi caduti  gloriosamente nel conflitto.


     La delibera affermava che “era doveroso onorare la memoria di tanti eroici figli di Bagheria, caduti nella grande guerra combattutasi per servire la Patria ed eternare i loro nomi in una lapide da murarsi nel Palazzo Municipale”.
     Evidenziava, inoltre, “che tale manifestazione verso chi immolò la propria vita per la grandezza d’Italia trova eco nell’unanime consenso della cittadinanza che desidera tramandare alla venerazione delle future generazioni i nomi dei cari estinti”.
     L’esecuzione dell’opera fu affidata allo scultore Pasquale Civiletti per una spesa preventivata in lire 2.200, somma da prelevare dalle spese varie del Bilancio comunale, tenendo anche conto che parte di quella spesa poteva essere recuperata con le elargizioni dei cittadini che già avevano iniziato una sottoscrizione.
     Dopo la realizzazione e la collocazione della lapide, avvenuta nel corso del 1920, i cittadini bagheresi considerarono la stessa un vero e proprio monumento ai Caduti, monumento che fu poi realizzato nel corso degli anni Trenta ed eretto a Piazza Palagonia; all’inizio degli anni Cinquanta fu rimosso e collocato nell’atrio della Scuola Cirincione. .
     Per onorare i nostri Caduti e i Dispersi in guerra che, come si evince dalla pubblicazione  del volume di Lorenzo Rizzo “Pagheria per la Patria”, sono stati circa 260, si allestivano manifestazioni patriottiche, anche perché l’eroico sacrificio di Ciro Scianna aveva lasciato il segno nella Città. Imponente fu quella tenutasi il 4 novembre 1921, la cui cronaca, riportata dal Giornale di Sicilia del 5-6 novembre, dal titolo Virtù Nazionale, trascriviamo integralmente:
Celebrazione austera di un rito di Amore e di Fede, di Pietà e di Gloria. L’anima di Bagheria ha avuto, stamane, fremiti di intensa commozione e di supremo orgoglio. Il simbolo della Virtù nazionale innalzato su un artistico catafalco nella piazza principale fra ceri votivi e pallidi crisantemi offerti dalle Dame, è coronato di lauro – ha avuto le preci fervidissime di tutta la cittadinanza e l’omaggio floreale di ogni classe di persone – dai bimbi delle scuole ai congregati, dai soci dei sodalizi ai combattenti, dalle Autorità locali al servizio d’onore.
     Ha officiato il rev. Parroco Vincenzo Nasca (2), assistito da tutto il clero. Quando egli – alle ore 10,30 impartisce la benedizione al tumulo che per ogni Madre racchiude le sacre spoglie dell’Adoratissimo caduto per la Patria – si suona l’inno del Piave e tutte le campane cantano la Gloria del Sacrificio: lontano tuona il cannone. La commozione è in tutti i cuori: le madri, le vedove di guerra, piangenti, depongono fronde di lauro sul catafalco coperto dal Tricolore d’Italia e su cui è stato collocato un elmetto da trincea.
     Sfilano, poi, le scolaresche, le congreghe, le Società, il Sindaco cav. Galioto (3) con la Giunta e i consiglieri comunali: tutti hanno un fiore che, religiosamente, depongono ai piedi del catafalco: ogni labaro si inchina, ogni ginocchio si piega.
     I presenti, poi, si ordinano in imponente corteo, recare una grande corona di quercia e alloro ai morti gloriosi di Bagheria, ricordati con una lapide murata sul fronte del palazzo Municipale. La corona portata a braccia dai valorosi tenenti  Scola e Di Salvo e scortata dai decorati che recano fasci di crisantemi, e dai carabinieri e dai rappresentanti del locale sottocomitato organizzatore Verdone, Nasca, Corselli – viene attaccata alla lapide da un mutilato, mentre dai balconi del palazzo Municipale alcune signorine lasciano cadere foglie di alloro.

  • In carica da marzo 1919, sostituito nel corso del 1920 da un altro Commissario Straordinario, Francesco Castellano, quindi dall’8 novembre 1920 dal Sindaco Silvestre Galioto
  • Arciprete della Chiesa Madre dal 1915 al 1938.
  • Silvestre Galioto sindaco dal 30 settembre 1915 al 25 marzo 1919 e e dall’8 novembre 1920 al 1923.
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