L’enorme quantità di contagi e di morti registrati in Lombardia durante la prima ondata di epidemia da Covid, confermati anche a distanza di un anno durante la seconda ondata di questi ultimi mesi, ha messo in evidenza l’inefficienza per la prevenzione dell’epidemie di massa dei sistemi sanitari basati solo sull’alta specializzazione, sull’ospedalita’ privata e la mortificazione della sanità territoriale pubblica.
Questo concetto è stato ripetuto fino alla nausea da tutte le parti politiche che avevano promesso un riequilibrio fra le due principali componenti ( quella pubblica e quella privata), riconoscendo l’importanza di entrambe ma assegnando compiti e funzioni diverse ad ognuno di esse con l’impegno di effettuare maggiori investimenti sul territorio e sulla medicina territoriale.
Ci si aspettava che le enormi quantità di denaro investite per sconfiggere il virus e predisporre le armi e le strutture per evitare una ulteriore recrudescenza dell’epidemia ci avrebbero messo in condizione di reggere all’urto di una seconda tragica ondata e avrebbero messo la medicina del territorio nelle condizioni migliori per svolgere il ruolo di primo e vero baluardo per la difesa e la prevenzione della salute pubblica.
Purtroppo il fatto che la sanità sia oggettivamente gestita dalle regioni con i poteri di veri e propri ministeri fa si che oggi in Italia ci siano venti ministeri della salute (quante sono le regioni) che si muovono ognuno per conto proprio intralciando molto spesso il raggiungimento degli obiettivi comuni nazionali.
Tutto ciò è sotto gli occhi di tutti lasciando sgomenti ed in balia degli eventi soprattutto i soggetti più deboli con patologie croniche che in teoria dovrebbero essere il primo obiettivo da salvaguardare soprattutto in questo particolare momento.
La recente ed iniziale campagna vaccinale contro il covid , unica e vera strategia per eradicare il virus ed abbassare il numero di contagi e di morti purtroppo elevato, ha visto accentuarsi le incongruenze e le contraddizioni di cui abbiamo parlato sopra.
Nonostante un accordo quadro nazionale tra il ministero della salute e le varie sigle sindacali che rappresentano i medici di medicina generale per il coinvolgimento reale di quesì ultimi per centrare nel più breve tempo possibile gli obiettivi che ci si era prefissi, a livello periferico ed in alcune regioni tra cui la Sicilia , come si evince da giornali e tv, si è preferito seguire altre strade puntando più sull’illusione di progetti faraonici che sul reale coinvolgimento della medicina territoriale per raggiungere gli obiettivi e mettere fine a questa immane strage di persone.
Si è proceduto mandando a vaccinare gli ultra ottantenni ( persone con difficoltà a muoversi e persino ad essere trasportati per le numerose patologie da cui sono affetti ) in giro per i posti più disparati e lontani dai propri domicili, mentre i soggetti giovani under 55 in discrete condizioni di salute sono stati vaccinati o nei posti di lavoro o nei pressi dei propri domicili. I soggetti con patologie gravi , che non rientrano nelle due categorie precedenti, non sanno ancora ne quando ne dove ne da chi saranno vaccinati .
I MMG che hanno già sulle spalle una esperienza ultradecennale acquisita con le vaccinazioni antinfluenzali e che , conoscendo bene i loro pazienti, sanno chi deve essere vaccinato in via prioritaria , vengono tenuti al palo rinviando il loro coinvolgimento essenziale in questo particolare momento dove urge raggiungere il 70% della popolazione da vaccinare per creare l’immunità di gregge.
Stentiamo ( ma non tanto) a capire i motivi di questo mancato coinvolgimento della medicina del territorio ( oggi i tg regionali parlavano di coinvolgimento della protezione civile non si sa con quale ruolo ) e ci auguriamo che nella prossima riunione dei sindacati con l’assessorato regionale alla sanità questi ultimi sappiano tutelare le legittime aspirazioni dei medici del territorio a svolgere il loro ruolo come d’altronde gli stessi pazienti si augurano, consapevoli che ad occuparsi della loro salute non possono essere burocrati abituati a fare altro ne tanto meno altro personale non abituato a gestire in maniera ottimale ed olistica le problematiche dei pazienti.
Antonio Vittorio Panno -Presidente Associazione Medica Bagherese