Quasi ogni anno sono stata nominata o interna o esterna, mai come presidente, perché quello è un posto e una carica troppo ambiti da vecchie figure professionali(docenti sulla soglia della pensione, interessati all’ultimo momento di gloria o ad altro) . Dato che non posso sottrarmi se non presentando un certificato medico che attesti il mio malessere o meglio la mia malattia scolastica e dunque professionale, accertata e anche palese(stress, panico, stato ansioso ,depressione) eccomi al mio posto di servizio. Non m’illudevo che potesse andar diversamente dalle solite previsioni e diversamente da quelli precedentemente svolti. Un servizio gravoso tra carte, tabelle e statistiche utili solo ai giornalisti per i loro articoli. E’ una Farsa con la F maiuscola di una scuola invece con la s minuscola. E’ un vecchio esame camuffato di oggettività apparente prossimamente l’Invalsi darà il colpo di grazia. A cosa serve se non a espletare un articolo costituzionale, importante, certo ma inutile e credo che di cose inutili ne abbiamo già una bella scorta.
Risparmiamoli i soldi di Presidenti e Presidentesse in cerca di protagonismo, consenso e autoreferenzialità. Nonché quelli di docenti interni e esterni. Gli uni e gli altri si lanciano solo sguardi di compassione, di scherno, raramente d’intesa ,abbondano quelli di sufficienza e di disapprovazione, proprio quelli che non sono andati giù alla mia eccelsa presidente(la p minuscola è d’obbligo) e allora lì a mettere e proporre senza senso voti dandosi un tono e entrando perfettamente nel suo ruolo precostituito e ipocritamente interpretato.
“Io faccio valere il mio volere di PPPresidente”.(si capisce il senso della sua grandezza?)
E lì ci voleva la pernacchia di Totò, il grande Totò che d’ironia ne ha fatto un bel mestiere. Anche quest’anno il mio compito è stato assolto ma sono stata emarginata, esclusa dalle grandi decisioni finali e prefinali della bella commissione. La serietà era solo quella del viso della presidentessa, confusa anche quando non c’era da decidere nulla, figuriamoci quando era necessario prendere delle decisioni. Tutto cambierà, la buona scuola è stata fatta e anche rifatta ed io resto a guardare un mondo che non mi rappresenta e che non rappresento più ma, di questo, sono orgogliosa. Come il vecchio Principe de Il Gattopardo, ho perso il mio stato, la mia classe, nei due sensi, come ceto e come aula scolastica con allievi diligenti e preparati al seguito.
E se proponessimo un referendum per l’abolizione dell’articolo relativo a questi maledetti, pardon ,benedetti esami?