L’altro giorno, per caso, mi sono imbattuto in un articolo scritto da Paolo Gualtieri (Professore di economia degli intermediari finanziari presso l’Università cattolica di Milano) e pubblicato su un quotidiano nazionale. Questo ha attirato la mia attenzione sulla tematica dell’orientamento dei voti, nella scelta dei politici, da parte degli elettori.
In particolare, nell’articolo, emerge un distinguo tra l’interpretazione data dai politologi e dalla spiegazione resa dagli economisti alla luce di sondaggi economici.
I politologi ritengono che la scelta del politico colleghi il consenso sulla base di fattori sociologici che agiscono sulla componente emotiva delle persone.
Gli economisti accreditano il consenso elettorale sull’andamento dello stato di salute dell’economia e quanto riesca ad attrarre l’elettore.
Sempre tratto dall’articolo, si rileva che nel mese di settembre, “in un’importante rivista internazionale è stata pubblicata una ricerca relativa a 27 Paesi europei che mette in relazione l’evoluzione dei giudizi delle principali agenzie di rating e le opinioni degli elettori al fine di dimostrare che le condizioni dei mercati finanziari e dell’economia influenzano le scelte politiche dei cittadini e che questi puniscono i governi in carica quando il contesto economico è negativo, mentre li premiano se l’andamento è positivo”.
In funzione di quanto appena riportato, non posso che condividere il pensiero degli economisti e pertanto, sovviene il seguente interrogativo: Siamo sicuri che il popolo italiano, alla luce delle evidenti e quotidiane querelle politiche, possa assumere un comportamento o atteggiamento da “politically correct” tale da punire il governo in carica?
Sicuramente la condizione di vivibilità nel nostro Paese non è gratificante; l’andamento economico non depone positivamente; la fiducia dei cittadini è di malcontento generale nei confronti di uno Stato finanziariamente debole per un debito pubblico molto elevato che non consente di vedere una crescita economica quanto piuttosto una percezione di indebolimento ed impoverimento pro capite rispetto agli altri stati.
Lo spread in lieve rialzo che condiziona i conti pubblici, il deficit pubblico in continuo aumento, i conti pubblici fuori linea non rispecchiano l’andamento prefissato con la Commissione europea. In subordine la situazione dei fallimenti nel nostro Paese torna a risalire soprattutto nel settore industriale a causa dell’inflazione e del forte rialzo dei tassi di interesse.
Questo il quadro che si presenta a livello nazionale.
Se poi rivolgiamo lo sguardo micro-economico, in particolare sulla nostra regione Sicilia, la situazione si presenta ancor più allarmante.
L’indice di riferimento economico-finanziario è dettato dai dati dei comuni siciliani che rappresentano la condizione di grave crisi finanziaria e deficitarietà strutturale. Infatti continua a dilagare senza sosta l’evoluzione di quegli Enti che sono costretti ad adottare la procedura di un piano di riequilibrio finanziario pluriennale (in sintesi una traslazione temporale dell’indebitamento) oppure dichiararne il default.
Nel primo semestre 2023, nuovi aggiornamenti sui dati dei comuni siciliani riportano 17 comuni che si trovano in crisi di deficitarietà strutturale, di questi 09 hanno dichiarato il dissesto, la restante parte ha fatto richiesta di adozione della procedura di riequilibrio. Qualora la procedura di riequilibrio non dovesse essere mantenuta essi tenuti, automaticamente, a dichiarare il dissesto.
I comuni nel loro piccolo, riflettono la condizione di vivibilità di un Paese; per cui le reali esigenze di bilancio in disavanzo per scarsi o mancati introiti di riscossione, le piccole e medie imprese che soffrono la stretta del credito, il comportamento “modale” dell’elusione fiscale, l’economia sommersa, sono tutti validi elementi sociologici che contribuiscono ad influenzare la componente emotiva delle persone.
Nel ritenere, a più livelli, una situazione politica fuori controllo, ecco sopraggiungere quegli alert che si riversano sui cittadini e sulla vivibilità della città.
A meno di 7/8 mesi nel nostro comune si svolgeranno le elezioni per eleggere una nuova Amministrazione.
Prevedibilmente la rosa dei venti dell’attuale politica indicherà la direzione su cui soffiare per la scelta di quei politici “mutanti”, animati da un nuovo fare e speranzosi di trovare alternative progettuali nel curare gli interessi e promuovere lo sviluppo della comunità attraverso quel cambiamento economico che possa ridare fiducia e speranza all’attuale condizione di vivibilità.
E’ questo il bello della politica, non sei mai certo di ciò che può avvenire perché tutto è in movimento.
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