Anche quest’anno si è celebrata la giornata mondiale contro l’AIDS. Si tratta di un evento istituito nel 1988, volto alla sensibilizzazione della popolazione nei confronti della patologia.
Nonostante oggi siano più di 36 milioni le persone sieropositive, non esiste ancora una corretta informazione riguardo al virus e alla sua modalità di trasmissione.
Certo, siamo ben lontani dallo scalpore suscitato nel 1991 dal famoso bacio tra Rosaria Iardino, sieropositiva da qualche anno, e il professore Fernando Aiuti, immunologo marchigiano; oggi la maggior parte della gente sa che il virus non può trasmettersi per via orale e che, in buona sostanza, si potrebbe potenzialmente baciare tutti i sieropositivi di questo mondo senza correre pericoli.
Ma secondo recenti studi, sono proprio gli italiani quelli che conoscono meno il problema HIV e si trincerano dietro convinzioni errate creando una segregazione sociale notevole tra gente non sieropositiva e gente sieropositiva.
L’idea, per esempio, che l’HIV sia un virus presente solo in una determinata fetta della popolazione (come quella omosessuale) è molto radicata, ma totalmente falsa; non solo è possibile contrarre il virus all’interno di qualsiasi rapporto sessuale (sia esso omo o etero), ma recenti dati dimostrano che la principale modalità di trasmissione del virus nel 2017 è avvenuta proprio all’interno di rapporti eterosessuali.
In molti ritengono che un sieropositivo sia sempre causa di trasmissione del virus; in realtà Andrea Antinori, Direttore U.O.C. Immunodeficienze Virali, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, ha recentemente ribadito:”Possiamo dire con assoluta sicurezza che una persona in terapia regolare e con viremia controllata non trasmette l’infezione. Questa è un’informazione tecnica che va contro lo stigma. Se il paziente non è contagioso si elimina l’elemento fondamentale dello stigma che oltre a essere negativo sul piano morale, allontana le persone anche dal fare il test”.
Un’altra credenza diffusa è quella che relega inesorebailmente il sieropositivo allo status di malato di AIDS. Sebbene l’AIDS sia correlato all’HIV, non sempre l’HIV è correlato all’AIDS. In buona sostanza, si può essere sieropositivi senza ammalarsi mai. E questo grazie ad un intervento tempestivo, al momento della scoperta della sieropositività, che consente a colui che ha contratto il virus di vivere una vita abbastanza normale, paragonabile a quella di chi non ha contratto il virus.
La severa ignoranza che gravita sull’argomento è ancora più accentuata al sud del Paese e nelle Isole, luoghi in cui si registra un minor numero di contagi, ma anche una peggiore qualità di vita dei contagiati che, per evitare il tanto temuto stigma sociale, evitano di fare controlli di routine e di sottoporsi alle cure consigliate. Questo, ovviamente, non fa che aiutare il meccanismo di trasmissione del virus e la sua trasformazione in AIDS.
Nell’ultimo anno in Sicilia si sono registrati quasi 300 casi di AIDS in più rispetto agli anni precedenti. Un trend in totale controtendenza rispetto a quelli nazionali. Il tasso di incidenza della malattia in Sicilia è di 5,8 ogni 100.000 abitanti, contro una media nazionale di 5,7, a dimostrazione del fatto che ancora una volta, ancora in questo caso, l’gnoranza uccide, silenziosa e impunita.