La festa di Aspra prosegue presso il salone parrocchiale, con un’accurata mostra fotografica realizzata dall’occhio di Domenico, per gli amici “Mimmo”, Balistreri, che con grande entusiasmo accompagna i visitatori lungo tutto un percorso connotato di eventi.
“Perché ad aspra si è tutti cugini” dice. E le tradizioni ormai sono dimenticate.
Non passano in secondo piano neppure le fotografie dei magnifici luoghi che circuiscono il paese: dalla Baia dei francesi all’Arco azzurro, dalle Capannelle al Sarello e tante altre splendide spiagge pronte ad essere viste sotto una nuova luce.
“Avevamo tutto” esclama nostalgico il fautore di questa iniziativa, volta a far vivere ai più giovani ciò che nel tempo è cambiato. Balistreri, infatti, ci racconta dei matrimoni di un tempo, delle processioni degli sposi sino alla Santa Parrocchia, delle partite di pallone, dei ragazzi della “scalunata” e dell’albergo Costa d’Oro.
Non tutte le fotografie, tuttavia, sono state scattate da Mimmo. Tra quelle esposte ne spiccano alcune in bianco e nero, risalenti a trenta, quaranta o addirittura a cinquant’anni fa. Scatti che il fotografo ha ricevuto in dono e ha conservato con cura, all’interno di un archivio da lui firmato e che oggi sono esposte per raccontare la storia della borgata con l’ausilio di volti e circostanze ritratte.
Nel pomeriggio, seppur con un fuori programma, ho avuto il piacere di assistere ad una visita guidata organizzata dalla Confraternita Maria Santissima Addolorata e condotta da Angelo Pecoraro, insegnante originario della borgata, che ha raccontato la storia della piccola chiesa risalente al ‘600. Tra quanto detto, certamente interessante è il fatto che, originariamente, come simulacro principe non vi fosse la statua della Vergine addolorata, bensì il quadro, realizzato probabilmente dal frate Felice da Sambuca, che ancora oggi figura sulla navata sinistra della chiesa.
Ma ciò che spicca maggiormente è l’avvenimento riguardante Renato Guttuso: “il cappellano monsignor Giuseppe Cipolla – racconta Pecoraro – parroco della chiesa dal 1930 fino alla sua morte nel 1941, chiamò (un allora probabilmente sedicenne) Renato Guttuso. Si dice infatti che quest’ultimo avesse vinto un concorso a Roma e che gli servissero i soldi per partire, il parroco a quel punto lo aiuterà economicamente e il giovane pittore, in cambio, dipingerà la chiesa di Aspra: l’apside che vediamo oggi con i suoi due affreschi posti ai lati dell’altare e gli angeli sul presbitero sono proprio del maestro Renato Guttuso, che peraltro utilizzò i volti dei proprietari di barche che finanziarono i dipinti per raffigurare i 12 apostoli. Tuttavia, terminati gli affreschi, il Cardinale Lavitrano (uno dei finanziatori) si reca in visita pastorale presso la borgata e, resosi consapevole che questi ultimi appartenevano alla mano del comunista Guttuso, ordina al parroco di coprirli immediatamente: fu così che i dipinti furono rivestiti da una velata bianca per molti anni, per questo oggi appaiono pressoché sfigurati”. Ancora, prosegue Pecoraro: “La nostra Addolorata fu realizzata, invece, dallo scultore Benedetto Civiletti: leggenda vuole che nei primi anni del ‘900 Aspra fu colpita da un violento nubifragio e i marinai, volendosi mettere in salvo, gridarono al nome di Maria Addolorata, grazie alla quale le acque si calmarono e gli uomini rientrarono illesi. Fu così che commissionarono al maestro Civiletti la statua ad altezza naturale della Vergine: quest’ultimo, per realizzare il simulacro si recò presso “il viale dei cipressi” di Villa Sant’Isidoro, caratterizzata appunto da centinaia di cipressi. Il marchese disse allo scultore che poteva scegliere qualsiasi albero volesse, eccetto il più antico, cui lui era particolarmente affezionato… In quella stessa notte un fulmine colpì proprio quell’albero, questo fu preso come un segno divino e il maestro alla fine realizzò l’Addolorata proprio con il legno dell’albero più antico e più bello del viale”.