di Nino Fricano
I gay sono forti. Talmente forti che, per il Pride a Palermo, non hanno avuto nessuno imbarazzo nel rischiare di far incazzare i palermitani.
Due cose:
1) I prezzi del Pride Village sono troppo alti per un target di giovani. In più, non c’è nessun altro punto di ristorazione nelle vicinanze dei Cantieri Culturali, quindi sembra proprio un’imboscata commerciale.
2) Hanno concentrato più di una settimana di eventi ai cantieri culturali della Zisa, dirottando in questo modo tutta la Palermo studentesca-alternativa dai soliti posti di ritrovo del Centro Storico, che subiranno un notevole danno economico.
Questa è una dimostrazione di quanto sono forti i gay. Talmente forti che di queste possibili critiche, prevedibilmente, se ne fregano.
La scelta della location è la dimostrazione di quanto sono liberi e autonomi, di quanto hanno potere di fare ciò che vogliono fare, senza pagare cambiali a nessuno, senza eccessivi condizionamenti esterni.
A Palermo hanno organizzato un Pride coraggioso e ricchissimo, che attirerà tantissimi tipi di target per la varietà degli eventi proposti: arti figurative, teatro, musica, intrattenimento, fino alla sfilata finale di sabato 22 che sarà – come è sempre stata – una grande e lunga festa a cielo aperto.
I gay sono un caso da studiare.
Dopo decenni di associazionismo e mutuo soccorso, in un’Italia che andava diventando sempre più individualista e frammentata, sono loro forse l’unica realtà collettiva che funziona veramente. In virtù del loro disagio sociale, emarginazione, ingiustizie subite, i gay negli anni hanno trovato la forza per fare quadrato, organizzarsi Come Dio Comanda e diventare una vera e propria macchina da guerra.
I prevenuti la chiameranno lobby, ma probabilmente è solo associazionismo “vero” e non “di facciata”. Roba che da noi sembrava fantascienza, ma per i gay non è stato così.
La realtà omosessuale italiana magari non è compatta e organica, ma è una spanna in avanti rispetto a tutto il resto. All’interno del mondo gay, i talenti, le qualità, le intuizioni non vanno del tutto disperse, come succede ormai nel resto d’Italia.
E poi hanno rinominato il “Gay Pride” semplicemente “Pride”. Genialità fatta marketing.
(pubblicato su rosalio.it)