di Camillo Scaduto
Germana Fabiano (all’anagrafe Favognano), palermitana di nascita, ha lasciato Santa Flavia per trasferirsi a Tubinga, in Germania, dove insegna Teoria e tutela dei diritti umani. Autrice apprezzata sia dal pubblico che dalla critica, ha tenuto diverse letture e presentazioni in alcune città europee ed è stata chiamata a partecipare ad importanti festival letterari, sia in Italia che in Germania. La sua ultima fatica è un trittico, chiamato “Concerto Siciliano” e comprendente i tre volumi “Motya”, “L’ultimo Rais” e “Tra Scilla e Cariddi”, editi da Robin. Ne abbiamo parlato con lei.
La tua prima fatica “Balarm” è del 2009. Eri all’esordio. Oggi parlano di te i grandi quotidiani nazionali, le trasmissioni radiofoniche di punta (Fahrenheit di Radio 3, ad esempio), spesso sei invitata a manifestazioni letterarie importanti. Quali conseguenze ha tutto questo sulla tua attività di scrittrice?
La conseguenza immediata è una visibilità maggiore e quindi il grande piacere di raggiungere più persone e di incontrare altri autori. Il nostro è un mestiere solitario ed è bello, ogni tanto, scambiare qualche idea con chi, come te, “soffre” della tua stessa passione.
Sei a Tubinga perché qui insegni. Qual è il rapporto con la Sicilia, con Bagheria, Santa Flavia e con tutti i luoghi della tua infanzia? Pensi che abbiano influito ed influiscano sulle tue scelte e sulle tue idee di scrittrice?
Vivo in realtà fra i due paesi, tornando spessissimo in Sicilia. Anche come luogo dell’anima, l’isola è la vera protagonista di tutti i miei romanzi e racconti, con una sola eccezione (il romanzo In nome di Dio e per mano del diavolo). Credo sia dovuto al gioco infinito di luci e di ombre, tipico del sud, che non può che catturare chi cerca storie da raccontare. Vivere “altrove” poi, dà modo di rielaborare impressioni ed idee con una distanza che non è solo fisica ma anche emozionale e che, nel mio caso, è essenziale per poter scrivere.
La tua ultima fatica è un trittico, una scelta temeraria. Perchè hai deciso per la contemporanea uscita non di uno ma di tre libri e perchè i tre volumi sono contraddistinti da tre movimenti musicali (sarabanda, ritmato grave e andante con moto)?
In realtà, il romanzo era nato come un unico volume diviso in tre parti. Le storie, ambientate nella Sicilia del futuro, del presente e dell’antichità, si richiamano continuamente l’un l’altra e, sia io che il mio editore, non riuscivamo a immaginare una uscita che non fosse in contemporanea. Ad ogni modo, le storie non sono collegate e non c’’è un ordine cronologico, per cui il lettore resta libero di decidere cosa lo appassioni di più al momento. L’idea dei tre movimenti musicali é del mio editore, Claudio Messina, che ha vissuto la primissima lettura dell’opera come l’ascolto di un concerto, siciliano per l’appunto, e ha voluto esprimere in una metafora musicale le emozioni che ha provato leggendo i testi.
In uno dei tre libri si parla del ponte sullo stretto, argomento che, a volume già uscito, è tornato di grande attualità. Evidentemente è un tema che appassiona. Lasciando da parte ovviamente ogni valutazione politica, puoi dirci quale peso ha, nel tuo racconto, questa opera così controversa?
Il ponte ha un valore metaforico nel mio racconto e, infatti, è un ponte lasciato a metà. Come ho scritto: “era la profezia di un progresso che aveva sbagliato tutti i suoi parametri, un braccio spezzato che suggeriva una meta al di là del mare e, al tempo stesso, la negava.”
Lasciamo un attimo da parte la scrittrice e parliamo all’insegnante italiana all’estero. Vorremmo un tuo commento sui moduli inglesi che discriminavano tra figli di italiani tout court e figli di siciliani e napoletani.
Sinceramente, credo che si sia trattata di una clamorosa svista di un qualche impiegato distratto e, di certo, piuttosto ignorante. O almeno, voglio sperarlo!
E per concludere, visto che spesso torni in Sicilia, pensi che possiamo contare su una tua presentazione a Bagheria?
Certo. Approfitto di questa intervista per invitarvi tutti a Palazzo Butera, sala Borremans, il prossimo 11 novembre alle ore 18.