L’aereo con a bordo Papa Francesco, un Falcon della Repubblica Italiana, è atterrato alle 8.52 all’aeroporto di Lampedusa.
Ad accogliere il pontefice in aeroporto, l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro e il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini.
Papa Francesco alle 9.27 ha raggiunto Cala Pisana a bordo di una motovedetta della Guarda Costiera e dopo quasi un quarto d’ora di navigazione in mare, affiancato da decine di imbarcazioni private, ha lanciato in mare una corona di crisantemi bianchi e gialli in ricordo di tutti i migranti morti nel Mediterraneo.
Il Papa è ritornato sulla terraferma alle 9.36 e sul molo Favaloro ha salutato una rappresentanza dei migranti.
“Vi ringrazio per l’accoglienza, pregheremo uno per l’altro, anche per quelli che oggi non sono qui”, ha detto papa Francesco dopo averli salutati uno per uno. Messaggio poi tradotto in varie lingue.
“Ringraziamo il Santo Padre per la visita – ha detto uno dei migranti – ci aiuterà a superare il nostro problema, siamo fuggiti dal nostro paese per motivi politici ed economici Per arrivare qui in questo luogo tranquillo abbiamo superato tanti ostacoli, siamo stato rapiti dai nostri trafficanti. Abbiamo sofferto tantissimo. Vorremmo aiuto dal nostro Santo Padre, vorremmo che altri paesi ci aiutassero”.
Papa Bergoglio ha percorso le vie di Lampedusa sull’automobile di uno degli abitanti dell’isola, diretto verso il campo sportivo. C’è un’atmosfera di festa, mista a straordinaria tenerezza. Il Papa sta salutando e benedicendo uno per uno tutti i fedeli che fanno da cornice al suo viaggio.
Alle 10.20 è iniziata la Santa Messa. Il Papa la celebra con i paramenti viola. Nelle prime file i migranti, i bambini, i disabili: insomma i più deboli. La prima lettura è tratta dal Libro della Genesi, il racconto dell’uccisione di Abele da parte di Caino. Il brano del Vangelo è di Matteo, la fuga di Giuseppe con il Bambino Gesù per sfuggire a Erode.
“Le vie del mare anzichè una via di speranza sono state una via di morte”, dice papa Bergoglio nell’omelia citando un articolo di giornale che lo ha convinto a organizzare la sua visita. “”Il pensiero mi è tornato come una spina nel cuore, allora ho sentito che dovevo venire qui a pregare, a compiere un gesto di vicinanza e a risvegliare le nostre coscienze. Ciò che è accaduto non si ripeta, per favore”.
“Voi offrite un esempio di solidarietà”, ha detto rivolgendosi agli abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza. Il Pontefice ha anche ringraziato il sindaco dell’isola, Giusi Nicolini e l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro.
“Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che stanno iniziando il digiuno del Ramadam. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita migliore e più dignitosa per voi e le vostre famiglie”.
“Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Tutti noi rispondiamo: non sono io, saranno altri, non certo io”. “Dio chiede a ciascuno di noi: dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me? Abbiamo perso il senso della solidarietà fraterna”. (ansa.it)