di Fara Pipia
Qualsiasi cosa detta o scritta in questo momento a proposito di politica bagherese rischia di essere interpretata in chiave elettorale-propagandistica. Ma, poiché ho detto e scritto in tempi non sospetti, correrò il rischio, con la importante precisazione che non aspiro ad essere candidata ad alcunchè, non sono la potenziale candidata di nessuno e, se mai dovessi decidere di dare un contributo attivo alla politica, sarò la candidata solo di me stessa.
Ciò posto, vorrei condividere qualche riflessione con chi legge sul particolare momento che stiamo vivendo, alla vigilia di una, quasi certa ed imminente, consultazione elettorale.
Tutti ci interroghiamo sul futuro della nostra città, ed in definitiva, sul nostro futuro e su quello dei nostri figli.
La tristissima situazione che sta attraversando Bagheria, complice da una parte una classe politica inadeguata, dall’altra, la crisi economica, ci rende pessimisti, e le speranze e le attese che in passato si sono rinnovate ad ogni consultazione elettorale, poiché continuamente svilite, deluse e mortificate, stavolta sembrano svanite del tutto.
L’incombente dissesto finanziario, i molteplici problemi che nel corso degli anni si sono accumulati, una macchina amministrativa abbandonata a se stessa oltre alla grave crisi economica, rendono la situazione difficilissima. Se già le precedenti amministrazioni in momenti non drammatici come quello attuale non hanno fatto bene o addirittura hanno fatto veramente male, come potrà un nuovo sindaco fare meglio?
La risposta è sicuramente negativa perché qualsiasi nuova amministrazione, eletta secondo le logiche che hanno portato all’elezione di quelle che ci hanno preceduto, non porterà nulla di buono.
Non credo nel teorema semplicistico secondo cui basterebbe farla finita con i “vecchi politici” per risolvere la questione. Certo, hanno fatto tanto danno e dai loro errori dovremmo fare tesoro, per non ripeterli, ma è il metodo che deve essere nuovo e straordinario. L’età anagrafica o l’essere nuovi alla politica non sono garanzia di risultato.
Sono inoltre convinta che non occorra una mente eccezionale, di cui peraltro non vedo traccia all’orizzonte.
Una sola persona, uomo o donna che sia, per quanto brava, determinata e lungimirante non può, da sola, salvare una città, neanche se appoggiata da un partito forte.
Il riscatto di una comunità può passare solo dalla voglia di riscatto dei singoli e delle varie forze economiche, sociali e perché no, anche politiche, che la compongono.
Non si può pensare di continuare a governare con le furbizie, lo scambio di favori, le spartizioni o peggio con patti scellerati: il barile è stato grattato fino in fondo e non ci resta che la cannibalizzazione reciproca.
Credo anche vadano del tutto abbandonate le ambizioni personali o le smanie di carriera. Ancora, non servono politici di professione e Bagheria non ha bisogno di chi ha padroni alla Regione o in Parlamento, ma di chi riesce ad interloquire con l’esterno, rappresentando, e, se necessario, imponendo le esigenze del territorio.
Penso che le soluzioni ai problemi non possono arrivare solo dalla politica, o peggio da una sola parte politica, ma ritengo necessaria una elaborazione comune delle soluzioni ai problemi gravissimi che ci affliggono ed una condivisione delle scelte con tutte le forze sane della città, per portarle avanti, insieme, con determinazione, dentro e fuori Bagheria.
Occorre, a mio avviso, una mobilitazione di tutte le persone libere, di destra, di sinistra, di centro, dentro e fuori dalla politica, nelle professioni, nell’imprenditoria, nel commercio, nella pubblica amministrazione, nella scuola, nelle parrocchie, nelle associazione, nei centri culturali, ovunque esse siano, e serve che ciscuno di noi sappia rinunciare al proprio orticello personale, piccolo o grande, attuale o potenziale che sia, per costruirne uno più grande per l’intera città. Il tutto secondo le proprie attitudini e capacità, con senso di responsabilità, anche con un semplice voto libero e secondo coscienza.
Il Sindaco, a questo punto, per quanto importante e centrale nella sua funzione, sarà solo un tassello, uno strumento, un elemento di sintesi e di collegamento, un direttore d’orchestra.
E vorrei aggiungere una ulteriore personalissima opinione: non dovrà sedere a Palazzo Butera, ma, prendendo esempio da Papa Francesco, dovrà tornarsene nella sua più modesta vecchia sede.