Bologna, 2019. Quindicimila sardine scendono in piazza per manifestare il loro dissenso verso la politica sovranista, identificata pienamente nella figura di un solo uomo: Matteo Salvini. Quindicimila persone che, strette come sardine, unite come sardine, determinate come sardine, riescono ad offrire una alternativa credibile all’imperante populismo leghista; impresa impossibile, parrebbe, per la sinistra italiana.
Gli organizzatori dell’evento (ancora una volta si tratta di quattro giovani: Mattia, Roberto, Giulia, Andrea) prendono le distanze da qualsiasi partito politico; il loro è un flash mob pacifico, creativo, ottimista, nato quasi casualmente dall’idea di quattro amici, diffusosi tramite volantinaggi e pagine social, e diventato simbolo di resistenza per migliaia di persone.
L’evento va così bene, che viene riproposto in diverse piazze italiane; anche Palermo partecipa, con più di cinquemila sardine riunite a piazza Verdi, pronte a far sentire la propria voce davanti ad un Teatro Massimo grandioso e compiaciuto.
Il numero delle città italiane diventate palcoscenico delle manifestazioni continua a crescere; così quello delle sardine diventa a pieno titolo movimento sociale, cercando la rottura con l’esistente, provando ad allontanarsi dallo status quo, tentando di differenziarsi dal pensiero dominante.
Le sardine abbandonano l’opprimente sicurezza della collettività e con un atto forte e riconoscibile se ne discostano, spostandosi in una zona che molti antropologi penserebbero come ‘liminale’ o marginale. Una zona di ibridazione socio-culturale, molto caotica, da cui potrebbero nascere nuovi paradigmi sociali in grado di rispondere con efficacia alle sfide che la società di oggi ci pone, o da cui potrebbe non arrivare nulla, se non altro che caos e divergenze.
Non è possibile predire se il movimento delle sardine sarà in grado di terminare il proprio rituale di passaggio; non esistono dati certi che possano in qualche modo anticiparci se questi ‘pesci gregari’ continueranno a crescere o spariranno nel giro di pochi giorni.
Le uniche certezze sulle quali possiamo basarci sono quelle che ci fornisce il presente; e il presente ci parla di migliaia di persone che pacificamente sono scese in piazza in diverse città italiane per manifestare il loro dissenso nei confronti della politica dell’odio; ci parla delle cinquemila persone a Milano che hanno manifestato il loro supporto alla senatrice Liliana Segre, vittima di quel linguaggio violento così terribilmente caro all’estrema destra italiana; ci parla dei volontari a Venezia, arrivati da tutta Italia, che sfidando il mal tempo hanno aiutato la popolazione colpita dall’alluvione, ignorando chi sui social scriveva commenti polemici e carichi di astio nei confronti dell’amministrazione della città. Ci parla insomma di una Italia che resiste al fascino del populismo, lontana da ogni partito, e che unita, come un branco di sardine, prova a trovare una strada sicura, che la conduca verso un futuro migliore. Un mare di persone, ognuna con la propria storia e le proprie idee, legate le une alle altre per dimostrare pacificamente che migliaia di sardine fanno più rumore di un qualsiasi Trota solitario.