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lunedì 30 Dicembre 2024

lunedì 30 Dicembre 2024

Il medico risponde. “Papilloma umano”. Intervista al dottor Andrea Etrusco

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stefania morreale
di Stefania Morreale
8 minuti

Oggi per la rubrica medica de La Voce di Bagheria, il dottore Andrea Etrusco, specializzando in ginecologia, ci parla del virus del papilloma umano (HPV), delle sue conseguenze ma anche della prevenzione che è possibile fare.

Perché è importante conoscere il virus del papilloma umano?
Il virus del papilloma umano o HPV è stato riconosciuto come la principale causa necessaria, ma non sufficiente, affinché si sviluppi il tumore della cervice uterina, tumore secondo per frequenza tra i tumori ginecologici che ogni anno colpisce più di 3500 donne solo in Italia. Esistono molti ceppi di HPV, due dei quali, sierotipi 16 e 18, da soli sono responsabili del 70% dei tumori del collo dell’utero.

Si tratta di un virus molto diffuso?
Nella popolazione femminile in età fertile e con vita sessuale attiva, si stimano tassi di prevalenza dell’infezione da HPV fino al 30%. Appare chiaro che i tassi di incidenza del carcinoma della cervice si discostino molto da questa cifra dal momento che, grazie all’azione del nostro sistema immunitario, la maggior parte delle infezioni si risolvono spontaneamente senza lasciare traccia di esse. Una piccola parte di esse diviene tuttavia persistente, diventando responsabile della quasi totalità dei tumori della cervice uterina. Intrattenere relazioni promiscue, con un “partner sessuale a rischio” e senza protezioni facilitano infine HPV nel suo processo carcinogeno. Oltre ad essere responsabile del cancro del collo dell’utero, il papillomavirus è anche responsabile del tumore della vulva, della vagina, del pene, dell’orofaringe, della laringe e dell’ano.

Esistono metodiche di screening?
La tecnica validata ai fini dello screening delle lesioni maligne e pre-maligne della cervice uterina è il Pap-Test. L’introduzione di questa metodica ha contribuito in maniera significativa alla riduzione della mortalità per cancro della cervice uterina. È opportuno iniziare lo screening a 3 anni dal primo rapporto sessuale o comunque a partire dall’età di 25 anni, e di ripeterlo con cadenza triennale.

In cosa consiste questo esame? Necessita di una preparazione?
Non esiste una preparazione all’esame; sarebbe opportuno evitare creme, deodoranti, ovuli vaginali, lavande vaginali e spermicidi nei giorni immediatamente precedenti la visita. Allo stesso modo è buona cosa l’astinenza sessuale nei tre giorni che precedono l’esame. La tecnica di prelievo poco si discosta da una regolare visita ginecologica, all’applicazione dello speculum vaginale infatti, segue il prelievo mediante una spatola e un cotton-fioc di muco proveniente dal canale cervicale e dalla cervice uterina stessa. Il campione ottenuto verrà inviato al laboratorio, che eseguirà le opportune analisi. L’intera pratica è indolore per la paziente e non occorre nessuna assistenza durante o dopo l’esame. Dopo l’esecuzione del pap-test non ci sono limiti alla ripresa dell’attività sessuale o all’igiene intimo. Il pap-test non presenta controindicazioni particolari se non la presenza di flusso mestruale. Sarebbe infatti opportuno far coincidere il prelievo citologico con il terzo giorno dopo la fine del ciclo mestruale. La metodica non è controindicata né nelle pazienti gravide né nelle pazienti virgo. L’assunzione di contraccettivi orali e/o l’uso di device anticoncezionali (ad esempio la spirale uterina) non modificano il risultato dell’esame. Anche le donne in menopausa dovrebbero continuare a sottoporsi al test di screening almeno fino ai 64 anni di età. Allo stesso modo, l’astenersi dai rapporti sessuali e il vaccino anti-HPV non esonerano la paziente dall’esame.

In cosa consiste invece il test dell’HPV DNA?
Di recente è offerta alle donne come metodica di screening da affiancare al pap-test o da utilizzare da solo in determinati contesti, il test dell’HPV DNA. Questo test ha una sensibilità maggiore rispetto al pap-test, vale a dire che se il test dovesse risultare negativo, sicuramente la paziente non è portatrice di HPV. Tuttavia la sua specificità è inferiore al pap-test, ciò si traduce nell’identificazione anche di tutta una serie di infezioni virali che guarirebbero spontaneamente. Essere positivi al test dell’HPV DNA quindi, non significa avere necessariamente una lesione della cervice uterina. L’esame è pertanto riservato alle donne di età superiore a 30 anni dal momento che prima di quest’età, le infezioni virali da HPV sono frequentissime, e in maniera altrettanto frequente regrediscono non evolvendo in tumore. Il test avviene nelle stesse modalità del pap-test condividendone anche le controindicazioni. Le donne candidate sono donne con età maggiore di 30 anni, o donne alle quali sono già state trattate lesioni della cervice uterina. Il test non è un esame di routine e la cadenza con la quale si esegue è quinquennale.

Come si può prevenire l’infezione da HPV?
Da qualche anno le donne hanno un’arma in più per difendersi dalle infezioni da Papillomavirus: il vaccino. Attualmente esistono tre tipi di vaccino, il bivalente (riservato alla sola popolazione femminile e protegge dai sierotipi 16 e 18), il quadrivalente (aperto alla popolazione femminile e maschile e protegge dai sierotipi 16, 18, 6 e 11) e il nonavalente (aperto alla popolazione femminile e maschile e protegge dai sierotipi 16, 18, 6, 11, 31, 33, 45, 52, e 58). La vaccinazione è raccomandata e gratuita sia per le femmine che per i maschi di età inferiore a 12, ovvero prima che si diventi sessualmente attivi. Vaccinando sia femmine che maschi si limita enormemente la circolazione del virus. Il vaccino è assolutamente sicuro, prevede due o tre somministrazioni intramuscolo a seconda dell’età e non presenta controindicazioni al di fuori delle classiche controindicazioni che tutti i vaccini condividono. Si stima che la corretta somministrazione del vaccino possa ridurre di più del 90% l’incidenza dei tumori correlati all’HPV, e che vaccinando il 90% della popolazione femminile con meno di 15 anni entro il 2030 si possa raggiungere in futuro l’eliminazione del cancro del collo dell’utero. Studi recenti hanno dimostrato che le donne che hanno sviluppato un’infezione da papillomavirus possono beneficiare della somministrazione del vaccino. Il vaccino nonavalente inoltre, è talmente immunogeno che perfino le pazienti con lesioni attive da HPV possono giovare dalla somministrazione del vaccino, portando anche ad una riduzione delle stesse lesioni.
L’eliminazione del cancro della cervice uterina è oggi un obiettivo prioritario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ciò risulterà fattibile a condizione che vengano messe in pratica tutte le strategie in nostro possesso per l’eradicazione di questo tumore che ancora oggi continua a mietere troppe vittime.

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