Centodieci anni fa scoppiò la Guerra italo-turca o guerra libica, combattutasi tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nord africane della Tripolitania e della Cirenaica. La guerra si concluse favorevolmente per l’Italia. In questo pezzo, però, non intendo parlare in particolare di quella guerra, ma di riportare notizie giornalistiche circa la partecipazione del contingente bagherese reclutato per quell’operazione.
Voglio, inoltre, accennare alle iniziative che si proponevano l’Amministrazione comunale e l’imprenditoria locale per sfruttare al massimo le potenzialità del nostro settore industriale e commerciale già operante in quelle terre. Ho voluto parlarne perché di quell’avvenimento non ho trovato traccia nella storiografia bagherese.
Già ad appena un mese dall’inizio delle ostilità, e precisamente il 5 novembre 1911, al Palazzo Municipale fu tenuta una grande assemblea allo scopo di stabilire le basi di una potente Società per far partecipare Bagheria al movimento di colonizzazione in Tripoli e nella Cirenaica.
Tre giornali palermitani (L’Ora, il Giornale di Sicilia e il Corriere di Sicilia) diedero ampio spazio all’imponente riunione alla quale parteciparono tutti gli industriali e tutti i professionisti della città.
Il sindaco cav. Luigi Castronovo, a proposito della colonizzazione di quelle terre – come scrive il Giornale di Sicilia del 6-7 novembre 1911 – lesse un discorso tendente a gettare le basi di una forte e salda associazione per proteggere e favorire la colonizzazione Bagherese in Cirenaica e Tripolitania, sostenendo che Bagheria, eminentemente agricola e industriale, non dovesse restare indietro a nessun’altra cittadina d’Italia. La creazione di un istituto di credito, impiantato nelle nuove colonie, agevolerebbe il compito degli emigranti nonché degli industriali. Propose anche il coinvolgimento in queste operazioni dell’on. Francesco Aguglia, deputato del nostro collegio elettorale, e dei consiglieri provinciali del mandamento Gioacchino Scaduto e Francesco PaoloTesauro. Durante l’assemblea presero la parola l’agrimensore Gioacchino Guttuso Fasulo, il sig. Salvatore Modica, il cav. Alessandro Pittalà, il rag. Pasquale Gagliardo e l’avvocato Francesco Scaduto (da non confondere con l’omonimo giurista). Quest’ultimo parlò della crescente civiltà bagherese, del grande sviluppo agricolo e commerciale e disse che l’idea di una forte società bagherese colonizzatrice sarebbe l’indice del meraviglioso progresso locale.
Il Corriere di Sicilia del 18-19 dicembre 1911 dà notizia di una conferenza sulla guerra, tenuta dal colto giovane universitario Giovanni Girgenti, il quale seppe infondere all’uditorio un profondo sentimento di patriottismo, affermando che “Bagheria, orgogliosa di avere laggiù dei figli che pugnano da eroi, vuole portare il suo contributo alle vittime, vuol lenire un ciglio di mamma, un vuoto di cuore, un gemito di dolore”.
Il Giornale di Sicilia del 3-4 gennaio 1912, dal titolo Bagheria pei combattenti d’Africa, riassume tutte le iniziative e le manifestazioni di solidarietà programmate e realizzate in loro favore. Ecco cosa scrive: “Questo Natale è stato una festa nuova per Bagheria… il paese ha mostrato di essere veramente patriottico. La “Casa di Cultura” ne aiutò moralmente l’impresa, i rappresentanti del Comune con il lodevole interessamento misero a disposizione tutti i locali del palazzo comunale che pel Natale e pel Capo d’Anno furono trasformati in un sontuoso festival.
Nel movimento di preparazione e di direzione stava un elettissimo Comitato di dame tra cui la coltissima signora Concettina Maggiore, moglie dell’egregio Giudice di Bagheria, la signora Giannina Verdone, moglie del vostro infaticabile corrispondente (Peppino Verdone) cui si deve tutto l’esito ottimo della festa, la signora Fumagalli Arena, la signora Giangrasso Girgenti, la signora Verdone Caruso, le signorine Girgenti e Farina.
Le feste, che erano basate su un largo e vario programma, fruttarono molto pei soldati d’Africa.
Fu tra l’altro ammirevole l’albero di Natale costruito sotto la direzione del sig. Tumminia Agostino, fioraio di Palermo, e il presepe organizzato dai corrispondenti dei giornali quotidiani di Palermo. Il presepe riscosse l’ammirazione di tutti per valore artistico dei personaggi numerosissimi, gentilmente prestati dall’ing. Indovina Antonio da Termini Imerese che con tale presepe, già esposto e lodato anche in America, si è rivelato valorosissimo artista.
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La Stampa riporta varie notizie riguardanti i nostri soldati che ritornano dal fronte perché feriti combattendo o distintisi particolarmente in azioni impegnative. Vengono citati Rosario Giammanco, Antonino Salomone, un certo Durante e Giuseppe Fricano, ferito a Tobruk a una gamba. A quest’ultimo, il Giornale di Sicilia e L’Ora, in data 24-25 febbraio 1912, riservarono lunghi articoli in occasione del suo rientro a Bagheria, avvenuto il 23 febbraio 1912.
Dal Giornale di Sicilia: Imponente accoglienza ad un soldato d’Africa
Bagheria ha avuto oggi un fremito di Patriottismo. Alla stazione tutto il popolo aspettava il soldato Giuseppe Fricano reduce dall’Ospedale Militare di Napoli in seguito a gravi ferite riportate a Tobruk il 26 gennaio dopo un eroico combattimento.
Il Consiglio comunale, il Clero, la Società Stand di Tiro a Segno, il Circolo Umberto, la Lega Picconieri, la Cassa Rurale, il Circolo Cattolico, la Casa di Cultura con bandiere erano interamente rappresentate.
I superstiti garibaldini con la camicia rossa portavano una nota vibrante di patriottismo, Il valoroso reduce è assai commosso e si regge sulla gruccia, essendo stato ferito a un piede. E’ una bella figura di soldato, intelligente e istruito.
Formatosi un lungo corteo con a capo la musica e il gonfalone municipale, il Fricano in carrozza venne condotto al Municipio, dove parlarono il sindaco cav. Castronovo, il parroco Formusa e l’avv. Francesco Scaduto a nome dei corrispondenti e della Casa di Cultura.
Dal giornale L’Ora, avente per titolo :Manifestazione cittadina ad un reduce dalla Libia, riporto alcune notizie non evidenziate dal G. di S. OMISSIS – Era ad attendere anche il soldato del 1° Genio zappatori, Salamone Antonino, il quale si distinse pel suo eroismo nell’inondazione delle trincee di Tripoli e che prese parte a tutti i combattimenti avvenuti dal famoso 26 ottobre alla presa di Ain-Zara, distinguendosi sempre pel suo valore tanto da essere proposto per la medaglia d’oro al valor militare. Egli fu rimpatriato perché affetto da malaria.
Il popolo volle ancora manifestare il proprio entusiasmo accompagnando il Fricano fino a casa (rione Milazzo), dove egli reggendosi appena ringraziò commosso con poche parole coloro che così solennemente hanno voluto festeggiarlo. Dopo ciò la manifestazione cittadina ebbe termine.
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Per completare le notizie che riguardano la partecipazione del contingente bagherese alla guerra libica, trascrivo l’articolo del G. di S. del 29-30 gennaio 1912 avente per titolo Bagheria per la Patria Bagheria, che ha sul teatro della guerra più di cento combattenti, segue con interesse lo svolgersi degli avvenimenti, avida di notizie. Le lettere dei soldati alle famiglie fanno il giro di tutti i conoscenti ed in tutte i figli di Bagheria si mostrano soldati d’Italia. Oggi è il soldato D’Amico Giuseppe del 25° fucilieri che scrive al padre, il commerciante Aurelio D’Amico abitante in piazza Palagonia, una lettera piena di amor patrio e di affetto filiale.
Egli scrive dalle trincee più avanzate intorno a Tripoli, dopo una delle solite scaramucce.
“…Nella mia precedente vi narravo il combattimento che ha fatto il nostro reggimento il giorno 18, e specialmente la mia compagnia che si meritò una lode speciale dal generale, dal colonnello e da tutti quanti erano presenti, essendoci lanciati per i primi all’assalto con la baionetta facendo strage dei turco-arabi. Difatti oggi la nostra cavalleria andò in esplorazione sul campo di battaglia trovando numerosi cadaveri e carogne di cavalli: proprio una carneficina. Il numero totale dei nostri fuori combattimento ascende a circa ottanta, in massima feriti leggermente.
Alla battaglia presero parte i granatieri. Anch’io mi trovavo nelle prime file e dopo di essermi trovato in sommo pericolo restai fortunatamente illeso.
Dal Giornale di Sicilia avrete letto quanto si sia fatto dai combattimenti, specialmente la nostra compagnia diede l’assalto alla baionetta. I nemici fuggivano come pazzi, mentre noi li inseguivamo disperatamente…”