Si è aperta ieri, nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, l’udienza preliminare a carico di 29 presunti boss ed estorsori dei clan mafiosi di Bagheria, Altavilla Milicia, Casteldaccia, Villabate e Ficarazzi nell’ambito del processo Reset.
Sono imputati, davanti al gup Sergio Ziino, a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e omicidio. L’accusa in giudizio è rappresentata dal pm Francesca Mazzocco.
Quarantacinque le richieste di costituzione di parte civile fra cui anche il Comune di Bagheria, i familiari dell’imprenditore Giuseppe Sciortino, finito in rovina perchè stretto dalla morsa delle estorsioni e suicidatosi dopo essersi rivolto ai carabinieri e i parenti di Antonio Canu, ucciso a Caccamo nel 2006, oltre ad associazioni antiracket e altri Comuni e vittime del pizzo.
Sulle richieste e sulle questioni preliminari, legate alle produzioni documentali sollecitate da pm e difesa, il gup si pronuncerà alla prossima udienza del 15 maggio.
Sono state stralciate le posizioni di 2 indagati: Benito Moriscato e Salvatore Lo Piparo che nel frattempo hanno deciso di collaborare con la giustizia, mentre Luigi li Volsi è stato raggiunto successivamente da un’ altra ordinanza di custodia cautelare.
Secondo l’accusa il mandamento era gestito da Nicolò Greco e Giuseppe Di Fiore.
Il processo coinvolgerà anche Carlo Guttadauro, Giorgio Provenzano, Giovanni Pietro Flamia, Giovanni Di Salvo, Nicolò Lipari, Francesco Pretesti, Francesco Raspanti, Francesco Speciale, Francesco Terranova, Giovanni La Rosa, Fabio Messicati Vitale, Bartolomeo Militello, Giuseppe Comparetto, Atanasio Ugo Leonforte, Emanuele Cecala, Michele Modica, Pietro Lo Coco, Andrea Lombardo, Leonardo Granà, Vincenzo Maccarone, Carmelo Nasta, Paolo Salvatore Ribaudo, Giovan Battista Rizzo, Giovanni Salvatore Romano e Salvatore Buglisi.
L’inchiesta ha preso spunto anche dalle dichiarazioni di due pentiti: Sergio Flamia e Stefano Lo Verso.
Nel corso delle indagini vennero accertate anche 44 estorsioni e in 22 i taglieggiati ammisero le estorsioni.
Le indagini consentirono anche di risalire agli autori dell’incendio all’ex dirigente del Comune di Bagheria, Giovanni Trovato, avvenuto il 27 gennaio 2007.