di Antonino Russo
Negli anni cinquanta del secolo scorso il paese era un mondo. Oggi il paese è nel mondo. Per noi ragazzi di allora al di là di Bagheria c’erano paesi lontani, sempre più lontani che sognavamo un giorno di poter visitare.
Oggi i ragazzi,grazie alla televisione e internet, vedono tutti i paesi del mondo,anche se sognano di poterli un giorno raggiungere in aereo. Noi ragazzi di allora facevamo lavorare molto la fantasia: non per nulla parecchi di noi si sono ritrovati ad essere poeti.
Oggi i ragazzi sono conquistati dai prodigi della tecnica che li fa andare sul concreto. I loro sogni sono particolarmente ambiziosi. E questo non so se sia un bene. Se il ragazzo si rende conto che i suoi sogni sono di difficile realizzazione,può cadere in depressione.
Oggi vi è un oggetto che favorisce la fuga dalla realtà: il telefonino di ultima generazione. Il ragazzo cammina per le strade del paese con in mano il telefonino e gli occhi fissi sul suo piccolo schermo. Egli naviga in un mare di notizie incontrollabili,a volte dannose: e spesso è solo durante questa ideale traversata. Noi allora potevamo perderci tra i tanti rivoli della fantasia.
Oggi forse i ragazzi rischiano di essere ingoiati dalle nebbie dei ritrovati tecnologici.
Non ho alcuna nostalgia per i tempi andati. Non so,però,se mi piacerebbe oggi essere ragazzo.
Continuo a ricordare ancora le passeggiate con altri ragazzi da Bagheria a Solunto, da Bagheria a Bagheria, via litoranea. E tutto rigorosamente a piedi.
Nessuno aveva problemi di linea allora,anche per via di una alimentazione forzatamente misurata.