Terra di sentimenti e passioni, forti contrasti del cuore, tempesta di focu e amuri, chista è la Sicilia. Li cristiani semu comu la nostra terra, abbruciamu di caluri. Li senti dalla vuci ri comu parranu, e da li gesti comu fannu? Quannu senti lu ciavuru nall’aria, lu ciarii tuttu e senti puru li cicali nno menzu ca vonnu parrari. Stasira un vintareddu liggeru mi fa cumpagnia cu li pinseri attornu. Pinsavu a quanti cosi passanu pi la parola ‘cori’.
Nella nostra cultura siciliana il cuore è sempre presente, è importante picchì è la parti dove abbiamo riposto tutti i nostri sentimenti. Dalle nostre parti, dovete sapere, ca u cuori ha una vita propria e delle capacità indipendenti dalla nostra persona. Cu lu cuori si fanno le cose belle, si giocano le nostre vite e puru i nostri sentimenti. A tal propositu stasira un pinseru mi vinni ntesta, sempri u solito pinseru chi vi stona la testa. E io pinsava…ma vu ricurdati quannu si diceva la frasi: ”mi caristi ru cuori”? E’ una frase che riporta una delusione grande, un sentimento che scivola dal cuore, per indicare qualcosa di finito. La delusione ha anche un’altra un’espressione tipica in Sicilia: “mi siccò u cuori”.
Quando lo diciamo questo? Quando incorriamo in una brutta sorpresa o quando abbiamo subito una brutta delusione, il cuore può perdere tutto il suo sangue e a quel punto si sicca tuttu, si prosciuga. Ricordate la frase: “mi vinni u cuori” ossia mi è venuto il cuore.
Quando lo diciamo? Quando superiamo un problema o una preoccupazione che ci sta a cuore, oppure quando nni faciemu una bella manciata, ecco che il cuore ne beneficia tornando da chissà dove, picchì u cori vinni. U cori è anche ‘piatusu’, dove piatusu mette in evidenza una nota pietosa e meschina. Ma il cuore può anche essere compassionevole e in questo caso usiamo dire “mi chianci u cuori”, ossia “mi piange il cuore” e ho pietà di li to carni. Il cuore viene personificato, addiventa na pirsuna fisica ca chianci, veni e parra. U siciliano è tipicu ca fa i cosi “a beddu cuori”, ossia a bello cuore, una buona azione di buona volontà senza mai tirarsi indietro. E poi pari ca “mi parrava u cuori”, un brutto presentimento che qualcosa di grave sta per succedere, u cori u sapi sempri prima.
U cori vede e prevede. “E’ tutta cuori” detto di fimmina che ha una grande bontà verso il prossimo. “Tu ricu cu cori nna na manu e cu nervu nall’avutra manu” te lo dico con il cuore in una mano e con il nervo dall’altra, ossia te lo dico in maniera dolce e violenta proprio per farti capire la serietà della cosa. Il nervo, u nieibbu era la parte dell’anteriore del vitello intrecciata ed essiccata dove poi nella parte superiore c’era una corda che faceva da manico. Attorcigliato ed essiccato gli conferiva una forza e una robustezza tale che la sua funzione era quella di colpire gli animale da soma, in particolare i buoi da aratro. Tanto per discorrere di cose nostre. Baciamu li manu!
Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. H due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interesso di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.
