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venerdì 22 Novembre 2024

venerdì 22 Novembre 2024

I cunti di Sicilia. “L’uovu ciurusu” di Anna Citta

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uovo
anna citta
Anna citta
4 minuti

Viri tu a chi cuòsa piènsi!
Due giorni fa in macchina con un’amica si chiacchierava dei modi di dire siciliani e all’improvviso mi fici la domanda da due milioni di dollari: “Anna, senti, mia madre voli sapiri che cuosa significa la parola “uovu ciurusu”? Dite la verità anche voi non ci dormivate la notte sforzandovi di trovare il significato? Alle volte certe parole o modi di dire sembrano banali ma poi vengono i dubbi.

Ci si chiede come mai un oggetto o un elemento della cucina viene chiamato in un certo modo?
Nel passato la cucina siciliana, povera come la terra che l’ha generata, faceva uso di prodotti poco costosi, fra i quali, le uova. Le ricette erano veramente gustose così anche i ricchi burghisi cominciarono a mangiarle. Ma ritornando all’uovo ciurusu chi significa? Uovo ciurusu significa uovo tenero come la cera, da ceroso forma singolare che viene dal latino cerosus ossia costituito di cera. Anche questa una similitudine, l’uovo è così tenero cucinato a metà cottura che nell’aprirlo l’albume sembra cera squagghiata.
L’uovo veniva messo nell’acqua calda senza che arrivasse a diventare duro. Oggi si chiama anche uovo alla cocca dal francese “la coque”. Una variante di questo uovo ciurusu è ‘l’uovu ciurusu cu viddichieddu’, cioè l’ombelico che si ottiene facendo un piccolo foro nel guscio; da esso al momento dell’ebollizione esce un po’ di albume che solidifica in forma di pallina bianca, ‘u viddichieddu’ appunto. La nostra cucina siciliana avi una serie di termini ad uso esclusivo sulu nuòstru. Soltanto chi è nato da queste parti può capire la poesia di certi termini.
E quando dettiamo una ricetta a quaiccunu, se siciliano come noi capirà all’istante, ma nzamaddiu fussi del continente! Per le ricette, quando le dobbiamo fare o preparare, abbiamoun nostro codice personale. Va spiegaccillu a una straniera che la pasta a forno ni piaci incrastagnata (cottura della pietanze a forno con sopra quella patina colorata di salsa e bruciacchiata) e che noi la cipudda la facciamo ngranciari (rosolare a fiamma forte). In siciliano certe parole sunnu a sentimentu. A pasta nna pignata a mia mi piaci ngridda (al dente) se non fosse così non potrei mangiarla. A stessa cuòsa nella pasta, se non c’è molto sale arrisuitta grevia.
Anche il cibo nella tradizione siciliana avi una storia tutta a parte. Ma in ogni cosa ci mittiemu sentimentu e amuri. Baciamu li manu!

Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. Ha due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interessa di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.

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