Enorme e inspiegabile è l’ossessione meteorologica di noi siciliani. Dipendente dal tempo avvisiamo un malore tipico; addirittura quando si ha mal di testa già avvisiamo i parenti ca sta arrivannu vientu di tramontana, o si cci luori u cuozzu avi a ffari sciruoccu.
Siamo metereologici da morire, chi nn’ava a ffari bbeinnacca! E si triema l’uocchiu? Ava fari friddu. Si ti mancia a manu sinistra? Ti piensa quaiccunu. Si nni luori u rinuocchiu? Matri Santa! a ddu puntu ava fari cicluni.
Per i siciliani la presenza quotidiana del sole è un fatto così scontato che la sua assenza, anche per un solo giorno, richiede delle scuse ufficiali a chi ci sta di fronte. Se c’è brutto tempo ci sentiamo in colpa, specialmente con qualche parente che arriva durante un giorno di pioggia. Mancu u tiempu i salutallu e subitu giustifichiamo che il giorno prima c’era statu un suli a liuni e ci si chiede comu mai stu tiempu canciò. “Propriu stamattina era stupendo u cielu c’un suli arraggiatu e i cristiani andavano al mare”. Ne sappiamo più del diavolo! Siamo diversi dal resto del mondo nei vari eventi che accompagnano la nostra vita. Esempio tipico sono le nascite dei bambini. Vi cuntu chista, molti di voi si rispecchieranno in queste abitudini tipiche. Statemi a sentire. I bambini nascono in tutto il mondo, questo é un fatto certo, ma cuomu nascinu nni nuatri a nudda banna! Maternità di Palermo. Donna siciliana con doglie in sala parto e fuori nel corridoio i parenti. Voi penserete a matri e u maritu, te cca a cugnata? No signora, praticamente tutta la settima generazione più pronipoti. E a quel punto esce l’infermiera e chiede cortesemente un po’ di silenzio e rispetto per la partoriente. Ma quannu mai! Chidda po’ muoriri dda rientra e i parenti stappano champagne e mancianu nno corridoiu, attipu veglione di capodanno; e se per caso ti trovi a passare da li, per una visita ad un parente che non c’entra nienti, ti coinvolgono a manciari e ti ricinu: “manciassi a saluti i me figghia, prego prego affuvuriri?”
Razza strana noi siciliani ma veramente strana! Poi non parliamo del nascituro. In pratica la partoriente dopo la sua degenza in ospedale si ritrova in casa la mamma e la suocera, da quel momento in poi si prestano come ginecologa, pediatra e chirurgo, picchì iddi sunnu pratichi. Anche se in questi tempi di coviddi certe usanze sono state messe da parte, torneranno di nuovo picchì è a natura chi vinci. Tanto per discorrere. Pari na juinnata ri cavuru. Sentu puru i cicali in lontananza. Poco importa nuatri tiramu avanti o stissu. Questa estate passerà! Bon ferraustu a tutti quanti!
Baciamu li manu.
Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. Ha due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interesso di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.