U ciavuru chi cos’è per noi siciliani? E’ un odore più forte, un senso di appartenenza ad una terra, la nostra terra di Sicilia.
Camminando per le viuzze di Palermo, o per le stratuzze di un qualsiasi paesino siciliano, possiamo sentire le voci dei venditori ambulanti che, per accattivarsi la clientela, gridano frasi fatte nelle quali ci fannu trasiri sempre u ciavuru.
Devono attirare la clientela e invogliare il turista di passaggio a comprare la pietanza o il prodotto tipico. Chi vende in Sicilia fa riferimento al ciavuru, ossia all’odore. Sensazione accattivante che conquista l’attenzione.
La nostra Sicilia è tuttu un ciavuru sparso. La parola ciavuru runni vieni? Picchì avi tantu sinturi intorno, picchì la usiamo spesso anche nei proverbi? Con questo termine si indica un odore piacevole e spesso si utilizza per sottolineare la bontà delle pietanze. Non dimentichiamo che la nostra cucina è un vero trionfo di sapori e odori a quantegghiè. Il sostantivo maschile ‘ciavuru’ della nostra lingua siciliana ha un significato più intenso e profondo rispetto a quello del sostantivo maschile ‘odore’ della nostra lingua italiana. A stu puntu è vieru che il siciliano fortifica il concetto.
La sua origine è da ricercare nel tardo latino: flagrum che nel corso dei secoli è diventato il moderno odore Made in Sicily. E’ anche tipica l’espressione: “u ciavuru ru mari” che lo senti ovunque in Sicilia, a secunnu runni tira u vièntu. Addirittura nelle canzoni antiche siciliane, in una in particolare, ritorna spesso l’espressione: “dicennu la Sicilia chi ciavuru ca fa, chi ciavuru ca fa”.
L’espressione ripetuta due volte per enfatizzare questo senso di odore forte sia della natura selvaggia circostante che l’odore forte e accattivante della cucina siciliana. Ricordate l’espressione sicula: “a lassari ciavuru”?
Chi veni a diri? La traduzione letterale è: “devi lasciare odore”. I nostri nonni ci insegnavano con questa frase il senso del rispetto per gli altri.
Dovevamo comportarci bene con il prossimo senza lasciare traccie negative del nostro passaggio. Dovevamo lasciare un buon ricordo con il nostro carattere affabile e onesto. Consigli utili che non passano mai di moda e che, all’occorrenza, tiriamo fuori per far sentire questo senso di rispetto.
Mi raccumannu lassamu ciavuru ovunque, e nun vu scurdati: “u rispettu è misuratu, cu lu porta l’avi purtatu!” Baciamu li manu e sabbinirica.
Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. H due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interesso di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.