di Martino Grasso
Ha preso il via al Tribunale di Palermo, il nuovo processo davanti al corte d’Appello per la morte di Rosario Vitale, avvenuta il 17 settembre 2007 ad Aspra.La Cassazione nel mese di marzo dello scorso anno aveva infatti annullato, con rinvio alla Corte d’Assise d’appello, l’assoluzione per Stefania e Stefano Lo Piparo, figlia e padre, di Aspra, che erano accusati dell’omicidio di Vitale, marito della Lo Piparo e morto per una coltellata allo stomaco.
Stefania Lo Piparo è difesa da Giovanni Di Benedetto e Isabella Giuffrida e il padre Stefano da Raffaele Restivo.
Nella prima udienza ha preso la parola il Procuratore che ha ricordato i fatti.
L’avvocato di Stefania Lo Piparo, Isabella Giuffrida, ha descritto l’ampiezza dei danni che i fatti hanno causato alla sua assistita ed ha chiesto ai giudici di acquisire nuove documentazioni, e mail. Pare che l’uomo aveva dei precedenti penali in Oregon. e una denuncia fatta per tentato omicidio alla sua ex convivente con le medesime modalità, con un coltello puntato alla gola.
Il processo si celebra con il rito abbreviato e la sentenza non dovrebbe tardare. La prossima udienza è fissata a settembre.
Il giorno della morte di Rosario Vitale, l’uomo agonizzante, riferì ai carabinieri che non era stato accoltellato dalla moglie o dall’ex suocero, ma si limitò a chiedere di essere accompagnato all’Ospedale.
I Lo Piparo erano stati assolti in secondo grado, con formula piena, “per non avere commesso il fatto”, ribaltando il primo grado in cui erano stati condannati a 16 anni col rito abbreviato.
Rosario Vitale venne trovato a terra agonizzante in via Don Bosco, ad Aspra. Accanto a lui l’ex moglie, Stefania Lo Piparo.
La donna ha anche raccontato la sua storia in un libro dal titolo “quando l’amore diventa follia”.
Nel volume si raccontano le continue violenze subite dal marito nel corso di una decina di anni. Ha anche raccontato le fasi drammatiche della morte dell’uomo raccontando che si era ferito per non essere arrestato.
“Sto per iniziare una nuova via Crucis giudiziaria -racconta Stefania Lo Piparo- L’attesa con una condanna non è essa stessa una condanna? Sono 11 anni che viviamo così”.