La storia che sto per raccontare ebbe inizio in un freddo pomeriggio del mese di dicembre del 2016 quando nella sede dell’associazione di cui faccio parte (Prospettiva Futura) ricevemmo una e-mail da parte del Gruppo archeologico Geloi di Gela dove, l’Archeologo Giuseppe La Spina. Ci informava del fatto che da li a qualche giorno l’amministrazione comunale di Gela avrebbe rimosso la scultura raffigurante La Cerere, che dal 1954 troneggiava al centro di piazza Umberto I e che per molti gelesi rappresentava un vero e proprio simbolo di appartenenza territoriale.L’opera straordinaria fu realizzata dallo scultore bagherese Silvestre Cuffaro, al quale venne commissionata dalla Regione Siciliana per farne omaggio all’onorevole Salvatore Aldisio, illustre cittadino gelese e personaggio politico di fama nazionale,il quale volle a sua volta donarla alla sua città.
Il giorno della presentazione ufficiale dell’opera alla cittadinanza, fu oltremodo imbarazzante le cronache del tempo raccontano di una piazza Umberto I gremita all’inverosimile e che alla scopertura della Cerere non ci furono applausi ma un lunghissimo minuto di silenzio legato essenzialmente al fatto che la giovane donna scolpita era nuda e molto avvenente, fra l’altro nella stessa piazza si erge la bellissima chiesa Madre e quindi per il parroco del tempo lo scandalo e lo scempio erano compiuti.
Dal 1954 l’opera è sempre stata oggetto di contestazioni e polemiche vedendo la città sostanzialmente divisa in due schieramenti i pro ed i contro la Cerere, in questi ultimi anni una fronda di affezionati alla monarchia ha pressato l’amministrazione comunale per tentare di rimuovere definitivamente l’opera e rimettere al centro della piazza il busto del Re Umberto I di Savoia che aveva avuto per anni la sua presenza in piazza prima della collocazione dell’opera di Cuffaro.
La questione nel 2016 arrivò addirittura ad impegnare la commissione cultura del comune di Gela, che, dopo alcune sedute decise per la rimozione, chiaramente il tutto scatenò una sorta di sommossa popolare, soprattutto per quella parte della cittadinanza che si identificava pienamente in quell’opera magnifica che vide nascere e crescere diverse generazioni di gelesi. Leggendo la mail capì subito che i tempi erano troppo stretti e che dovevo agire immediatamente, e fu così che contattai il professore Paolo Ferruzzi, titolare della cattedra di scenografia teatrale,cinematografica e televisiva dell’accademia di belle arti di Roma di cui è Direttore Vicario, ma soprattutto genero di Silvestre Cuffaro,a cui raccontai la vicenda, il professore mi permise di parlare della questione anche con Vittorio Sgarbi con il quale nel 2006 curò la realizzazione di una bellissima mostra presso Villa Cattolica a Bagheria su Silvestre Cuffaro e la moglie la pittrice Pina Calì dal titolo “Vigorose Impronte” di cui conservo uno straordinario ricordo. Insieme stilammo una relazione tecnica che consegnai al dottor La Spina il quale la fece pervenire al Sindaco di Gela che la presentò subito in commissione cultura. Chiaramente la relazione fugò ogni dubbio riguardante la Cerere perché uno dei motivi che si argomentava per la rimozione della stessa era che l’opera non raffigurasse Cerere, ma una nota prostituta del tempo, e che non fosse attribuibile a Silvestre Cuffaro. Nei giorni precedenti la presentazione della relazione ebbi la possibilità di conoscere il figlio di Silvestre Cuffaro, Pasquale il quale mi accolse presso la magnifica e quasi surreale casa museo dei suoi genitori presso la torre di Sperlinga, nel corso di quella visita capì ancor di più quanto grandi fossero i due artisti e come la loro vita insieme rappresentava una simbiosi perfetta composta da sentimento puro ed arte da condividere, in quell’occasione vidi per la prima volta il calco in gesso e il bozzetto preparatorio della Cerere gelese. Questa storia ha avuto fortunatamente un epilogo molto positivo perché non solo la Cerere è rimasta al suo posto ma il 26 maggio scorso in occasione della manifestazione che si tiene ogni anno a Gela, La Primavera dell’Arte, si è svolto un convegno presso il Museo Archeologico Regionale della stessa città, focalizzato tutto sulla Cerere e su Silvestre Cuffaro dove, oltre agli interventi dell’Archeologo Giuseppe La Spina e del direttore dello stesso Museo Ennio Turco, ho avuto la possibilità di intervenire sul tema rappresentando con orgoglio l’associazione Prospettiva Futura e la città di Bagheria, nel corso del mio intervento ho voluto fortemente sottolineare come Cuffaro con quell’opera volle caratterizzare positivamente la città di Gela pensando soprattutto alla mitica colonia greco classica che in Sicilia non ebbe rivali fino all’avvento di Siracusa di cui fu sempre rivale, la Cerere quindi con la sua bellezza,abbondanza,e ricchezza rappresenta un sunto straordinario di quello che era ed è Gela,quindi un’opera che esalta e non declassa la città ed i gelesi ,che, devono essere orgogliosi di avere un’opera così importante e caratterizzante anche perché realizzata da uno scultore come Cuffaro che, come scrive Vittorio Sgarbi ”Per la sua esperienza universale sono convinto che possa pretendere un posto di rilievo nella storia dell’arte”.
La mia esperienza in quel di Gela non finirà con la partecipazione al convegno di cui accennavo, in quanto visto il grande successo dell’iniziativa ed il numeroso coinvolgimento della cittadinanza gelese, si sta organizzando per il prossimo mese di ottobre una grande mostra sempre presso i locali del Museo Archeologico di Gela su i due artisti Silvestre Cuffaro e Pina Cali con il coinvolgimento dei due figli Mimma e Pasquale di Paolo Ferruzzi e con molta probabilità anche di Vittorio Sgarbi.