Blindate la Lombardia e 14 province, ma stretta in tutta Italia. La firma del decreto del presidente del Consiglio per contrastare il coronavirus è frutto dell’accorpamento di due dpcm inizialmente previsti, e arriva dopo una lunga giornata di contatti con le Regioni e dopo una fuga di notizie (“irresponsabile” e “rischiosa per la sicurezza”, dice Conte) che porta al diffondersi della bozza non ancora ultimata. Quando Conte scende nella sala stampa di Palazzo Chigi a illustrare le misure sono già passate le 2 di notte.
Il testo prevede una sorta di chiusura per le zone più a rischio. In realtà è un “vincolo di evitare ogni spostamento” nell’intera Lombardia e in quattordici province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche.
Non è un “divieto assoluto”, spiega, “non si ferma tutto”, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive. “Mi assumo la responsabilità politica” delle decisioni che vengono prese in queste ore: “Ce la faremo”, dice Conte a notte fonda. E lancia un appello alla “auto responsabilità”: per fermare il contagio non si può più “fare i furbi”, dice invitando i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni.
Nel dpcm finale ce ne sono alcune generalizzate per tutta Italia, tra cui lo stop a pub, discoteche, sale gioco e manifestazioni di cinema e teatro. E ce ne sono altre, molto più rigorose, che riguardano un’ampia fascia del nord Italia. “Non c’è più una zona rossa – spiega il premier – scomparirà dai comuni di Vo’ e del lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l’intera Lombardia e poi le province di Modena, Parma, Piacenza,Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli,Padova, Treviso e Venezia. Qui fino al 3 aprile – per fare solo due esempi – saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro. Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire.