di Martino Grasso
Quasi la metà delle falegnamerie che operano a Palermo e nella Provincia (alcune anche a Bagheria), controllate dai carabinieri, utilizzano dipendenti in nero, mentre i rapporti di lavoro degli altri dipendenti non rispettano i contratti nazionali di lavoro.
E’ questo il preoccupante quadro che emerge da una serie di controlli messa a segno, nei giorni scorsi, dai carabinieri del nucleo operativo del gruppo per la tutela del lavoro di Palermo.
L’attività svolta da militari ha portato al controllo di 19 aziende della lavorazione del legno, di cui 8 sono risultate irregolari ed una completamente in nero. Per questo motivo è stato adottato un provvedimento di sequestro amministrativo. I carabinieri hanno inoltre elevato multe per oltre 25 mila euro.
I militari hanno anche trovato all’interno delle aziende, 36 operai che sono stati sottoposti a controlli.
Le verifiche successive hanno evidenziato che 9 venivano impiegati totalmente in nero, mentre per altri 9 è stata accertata l’irregolarità nella gestione del rapporto di lavoro.
Per sei aziende è scattato il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, come previsto dal decreto legislativo che risale al 2008. Per i titolari l’accusa è stata quella di avere impiegato personale in nero nella misura pari o superiore al 20% di quello presente sul luogo del lavoro.
Dopo le contestazioni, 5 titolari delle falegnamerie sono corsi ai ripari e hanno regolarizzato la posizione dei lavoratori in nero e hanno pagato le sanzioni amministrative aggiuntive. Per loro i carabinieri hanno revocato il provvedimento e così le aziende hanno riaperto i battenti tornando a lavorare regolarmente.
Complessivamente sono state elevate multe per un importo superiore a 27 mila euro.
I carabinieri del nucleo operativo del gruppo per la tutela del lavoro, attraverso un comunicato stampa diffuso ieri, sottolineano che i controlli “continuano a fare emergere uno spaccato sociale dove il ricorso al lavoro in nero o irregolare. Rientra nella normalità delle cose.”
Si tratterebbe di consuetudini che come aggiungono i militari “accentuano in modo esponenziale la sleale concorrenza a danno di quelle aziende che rispettano le regole del mondo del lavoro, sostenendo i dovuti costi”.
Per i militari queste attività illecite determinano dei danni per i dipendenti la cui colpa è solo quella di essere “bisognosi di lavoro”. Vengono quindi imposte delle condizioni inferiori alle regole stabilite dai contratti collettivi nazionali.
I controlli messi a segno nelle falegnamerie di Palermo e della Provincia fanno seguito a quelle avviate nei mesi scorsi nei confronti di altre attività artigianali, soprattutto nel settore edile.
L’obiettivo è quello di arginare se non azzerare, il fenomeno del lavoro in nero e consentire a tutti i dipendenti delle aziende artigiane di potere lavoro in assolta sicurezza, seguendo le normative.
Nei mesi passati si sono infatti verificati alcuni incidenti sul lavoro, sia Palermo che Provincia, le cui successive inchieste, in alcuni casi, hanno evidenziato che a provocarle era stato il poco rispetto delle norme in vigore.