di Francesco M. Stabile
Pubblichiamo una riflessione di padre Francesco Michele Stabile, parroco della chiesa San Giovanni Bosco, sulla sfiducia al sindaco Lo Meo, apparsa sulla sua pagina facebook.
“Non ho seguito gli interventi in consiglio comunale che hanno portato alla sfiducia del sindaco Vincenzo Lo Meo.
Non è vittoria di nessuno, ma sconfitta della politica.
Puntare il dito solo sul sindaco Lo Meo senza un mea culpa anche dei consiglieri non porta a un cambiamento del modo di fare politica amministrativa.
Se inerzia c’è stata in un momento di così grave emergenza sociale, mi chiedo dove sono stati i consiglieri, che cosa hanno prodotto il consiglio, le commissioni consiliari? Se qualcosa è stato fatto, non ce ne siamo accorti.
Abbiamo coinvolto l’amministrazione, ma anche i consiglieri, ma non abbiamo avuto risposte.
Appelli di alcune associazioni e anche l’ultimo appello dei parroci del 25 febbraio sono stati ignorati anche dal consiglio.
Certo, ci sono anche alcune lodevoli eccezioni, ma nell’insieme il vuoto.
L’amministrazione del sindaco Lo Meo era partita con grandi entusiasmi e propositi di coinvolgimento democratico e di partecipazione che sono però scemati nel tempo. Né partecipazione né programmazione e bilancio condiviso.
Se dobbiamo guardare al futuro, gli eletti, nella speranza che non arrivi un commissariamento per mafia, dovranno avere una cultura politica meno clientelare e più aperta al bene comune.
Chi coltiva nella gente la cultura miope del clientelismo è il candidato che cattura il consenso non allargando le solidarietà, ma salvaguardando la propria rielezione elargendo favori, senza mai avere un progetto.
E qui c’è da ricordare le responsabilità dei partiti che non incidono nell’orientare i cittadini alla responsabilità politica per mancanza di programmi e di prospettive.
Infine credo che i mali e il degrado sociale di questa città hanno origine nella grande indifferenza della società civile e nella logica della delega che non responsabilizzano le coscienze, non le fanno uscire dal proprio particolare, chiudono nel lamento e nella critica e non permettono di affrontare insieme i problemi che sono di tutti e da tutti devono essere fatti propri, pur nella varietà delle possibili proposte di soluzioni.
Abbiamo bisogno di forte scossa di coraggio e di fierezza, ma soprattutto di un grande amore per questa nostra città e, aggiungo come prete per i cattolici, di una religiosità non formale e quindi inutile, ma carica di istanze evangeliche.”