Casteldaccia per i prossimi 3 giorni, ricorda Andrea Raia, sindacalista ucciso dalla mafia la notte del 5 agosto 1944.
A 70 anni dalla morte, il neonato Comitato Andrea Raia con il patrocinio del Comune di Casteldaccia organizza una tre giorni di incontri, proiezioni e letture pubbliche per ricordare una figura importante che rischia di finire nell’oblio.
Tutti gli appuntamenti si svolgeranno alla Torre Duca di Salaparuta, in piazza Madrice.
Ecco il programma completo delle iniziative
5 Agosto – Ore 18:30
“Dall’uccisione di Andrea Raia al Comitato popolare antimafia di Casteldaccia”
Intervengono Santa Raia e Vito Lo Monaco (Centro Pio la Torre)
Baglio della Torre Duca di Salaparuta – Casteldaccia
6 Agosto – Ore 18:00
Santa Messa in suffragio di Andrea Raia e delle vittime di mafia
Chiesa madre Maria SS. Immacolata di Casteldaccia
Ore 21:30
Memorial sulle vittime di mafia
Interviene Placido Rizzotto (nipote di Placido Rizzotto sindacalista, rapito e ucciso dalla mafia il 10 Marzo del 1948 a Corleone)
Baglio della Torre Duca di Salaparuta – Casteldaccia
7 Agosto – Ore 18:30
“Andrea Raia: prima vittima di mafia caduto in difesa dei diritti del popolo”
Intervengono Adriano Sgrò (dirigente CGIL), Sen.Nicola Cipolla (Segretario della Camera del Lavoro di Palermo nel 1944) e Pippo Oddo(storico)
Baglio della Torre Duca di Salaparuta – Casteldaccia
Ore 21:30
“(1982) Storie di Cosa Nostra: il triangolo della morte” di Giorgio D’Amato
21:30 Piazza Madrice – Casteldaccia
Andrea Raia era nato a il 7 dicembre del 1906. Era figlio di Gaetano Raia e Rosalia Tomasello; Andrea Raia si sposò a Casteldaccia il 18 gennaio1934 con Santa Canale, dalla quale ebbe 3 figli: Gaetano, Anna e Santa. Andrea venne ucciso una sera d’agosto, alle 23:30 in via Butera n.5, proprio davanti alla sua abitazione mentre, con la sedia in mano, stava entrando in casa, per andare a dormire. Venne colpito nel momento in cui si girò verso l’uscio per rincasare. Nessuno pagò la sua morte con il carcere anche se “La voce comunista” indicava i mandanti nei grossi proprietari fascisti.
Andrea Raia fu segretario della Camera del Lavoro di Casteldaccia; attivo sindacalista era membro del Comitato di controllo dei “Granai del popolo” e gli venne affidato l’incarico di distribuire ai poveri tutte le provviste alimentari che arrivavano: farina, pasta, zucchero, ecc., e lui non approfittò mai di tutto l’ approvvigionamento che gli veniva consegnato. Nel dopoguerra scarseggiava tutto e la gente pativa anche la fame, e lui custodiva le provviste di viveri, di materiali e di materie prime necessari a soddisfare le esigenze o ad assicurare la sopravvivenza della comunità di Casteldaccia.
Si occupava della fabbricazione dei fuochi artificiali e siccome conosceva bene l’arte pirotecnica, il lavoro non gli mancava mai e, infatti, gli veniva affidato sempre l’incarico da parte dei comitati delle feste di tutti i paesi vicini in occasione delle ricorrenze in cui si richiedevano gli spettacoli con i giochi d’artificio. Era capace di curare molte malattie con le erbe che ben conosceva o con medicine preparate da lui; la gente gli aveva fiducia e lo consultava ogni qualvolta ne aveva bisogno. Era esperto, inoltre, nei massaggi e sapeva alleviare i dolori muscolari o mettere a posto con adeguati movimenti le distorsioni e lussazioni articolari. Per queste sue prestazioni non chiese mai una lira: era felice di guarire la gente che si infortunava. Era molto intelligente e ospitale e, pur non essendo istruito, sapeva stare con le persone colte, ricche e nobili.
E’ stato la prima vittima di mafia per la causa comunista, e Casteldaccia è il primo paese in cui è avvenuto il primo delitto di mafia. Proteggeva coloro i quali vivevano in difficoltà economiche e per difendere i loro interessi cozzava con la classe politica e mafiosa. E’ stato ucciso perché si opponeva alle speculazioni contro i granai del popolo. Durante la guerra, molti giovani soldati avevano perduto la vita per la patria e lo Stato mandò alle famiglie, che avevano perduto il figlio, un risarcimento in denaro. Andrea Raia, noto per la sua scrupolosità e correttezza, ebbe l’incarico di distribuirle equamente, ma molti componenti dell’Amministrazione comunale cercarono di convincerlo con autorità a dividere tra loro quella consistente somma di denaro. Egli si oppose energicamente a quel furto, contrario alla sua moralità e contro la gente che lui aveva difeso e per la quale aveva tanto lottato. Sicuramente questo fu il vero motivo per cui fu ucciso. Per ricordarlo gli sono stati dedicati un obelisco, e una via del paese.