Dalle tre giornate a Villa Palagonia sono venute indicazioni interessanti anche per la nostra città.
La prima giornata ci ha fatto capire che, per le colture mediterranee, dalla logica della competitività si sta passando a quella del contadino custode del territorio, il covid e l’emergenza ambientale ci stanno insegnando la necessità dell’autosufficienza alimentare e del km. zero.
Quindi se prima per la competitività, nella filiera agrumicola, occorreva puntare su aziende superiori a 20 ha, ora l’esperienza dei in coltivatori di meli in Trentino e dell’interdonato nel messinese ci spiega che, se si punta su prodotti di nicchia, si integra la filiera, si diversifica e si punta sulla qualità si possono spuntare prezzi 1,5 euro/kg e si può sopravvivere anche con aziende di ½ ha.
C’è spazio per il rilancio del verdello Bagherese e si può lavorare all’IGP, nell’ambito della quale censire le aziende, assicurare sistemi irrigui efficienti, promuovere la vendita, organizzare la filiera agroalimentare ed agrituristica.
Come accennato all’inizio il progetto può avere anche una valenza paesaggistica ed ambientale, occorre quindi vigilare sulla nuova programmazione PSR, rilanciare e potenziare la misura sul sostegno all’agricoltura paesaggistica nei terreni terrazzati delle aree metropolitane, cumularla con l’aiuto per il biologico, in modo da coprire quantomeno il costo degli adacquamenti, della potatura e del diserbo, il resto dei costi potrebbero essere coperti dal ricavato delle vendite.
Bene quindi le iniziative annunciate dal Sindaco sulla rete irrigua della litoranea, sulla messa a coltura del giardino di villa S. Cataldo e dei terreni confiscati, ma una volta avuta l’IGP bisognerà lavorare anche per i sentieri, riprendendo quelli sulle principali condotte idriche (S. Leonardo, Piana e Consorzio), occorrerà rendere possibile l’insediamento del contadino custode, consentendo la realizzazione di un adeguato alloggio, con almeno due stanze per gli ospiti, in ½ ha di terreno, prevedere una zona C agrituristica con densità 0,10, nelle aree censite per il rilancio del verdello.
Con superfici di !/2 ha, anche se diversifichiamo con la ricettività agrituristica, adeguatamente promossa con un portale unico, occorre sostenere altre misure che diano valore aggiunto alla produzione, come sperimentato a Sorrento: profumi, marmellate, granite, dolci, liquori, etc.
Il circuito museale diffuso, il museo dell’acciuga, un punto di degustazione alla Corvo, potrebbero essere un’ottima vetrina e la ristorazione di qualità, presente in città, un’ulteriore strumento di promozione, il commercio elettronico potrebbe chiudere il ciclo.
A proposito di circuito museale , l’esperienza di Ficarra insegna, Il museo Guttuso è qualcosa di grandioso, và messo in rete col Museo del giocattolo, quello dell’acciuga e Solunto, ma occorre anche delocalizzare, spostare e potenziare il museo del cinema e quello del carretto, a cui abbinare un museo dell’epopea agrumicola, abbiamo da valorizzare Palazzo Cutò, Palazzo Butera e la Certosa.
Poi c’è il grande tema di Villa Palagonia, dove ormai è divenuto improcrastinabile il recupero dei corpi bassi e dei mostri, nei corpi bassi si può sperimentare l’allocazione di botteghe di artigianato artistico, uno spazio diffuso di merchandising.
A quel punto si impone un ragionamento sulla mobilità sostenibile e la destagionalizzazione, dobbiamo fare arrivare il tram dal Forum a Bagheria, creare, alla stazione, una postazione di Bike sharing ed il capolinea di una navetta elettrica che serva i principali punti di attrazione, realizzare piste ciclabili, ed in ultimo, ciliegina sulla torta, recuperare la colonia di Aspra e fare un centro di talassoterepia capace di portare migliaia di turisti, interessati al turismo termale, in bassa stagione.