“Non faccia lo spiritoso” -dice Battaglia- con esclamazione indirizzata a coloro i quali perseverano nella volontà di far ridere gli altri, con tutte le armi possibili: gag, battute, barzellette, racconti. Mi piace pensare che Achille Campanile abbia scritto, in un suo testo teatrale, questa frase, pensando anche un po’ di indirizzarla a se stesso: lui, il più grande umorista italiano, che attraverso il filtro di una sua propria comicità – fatta di esasperazioni del linguaggio, di fraintendimenti, di giochi sui significati – “inverte per poi distruggere il quotidiano”, come scriveva di lui Umberto Eco. Campanile ha un suo proprio modo di raccontare la vita mediante una sua unica poetica maturata attraverso una vita vissuta a cavallo di quasi tutto il ‘900.
Uno stile inconfondibile, una perfezione ricercata della lingua attraverso cui manipolare il nonsense, l’umorismo giungendo, alle volte, ad una non eccessivamente dolce constatazione della vita. Senza fare (troppo) gli spiritosi, spingersi, attraverso i suoi personaggi e le sue personali riflessioni, a scrutare con occhi diversi – ma sempre con il sorriso sulle labbra – il mondo che ci circonda. La scelta di intraprendere un percorso di avvicinamento ad Achille Campanile nasce per due ragioni: una necessità di carattere personale, vale a dire la mia grande curiosità verso quelle punte eccelse della nostra letteratura novecentesca (penso ad autori come Pirandello, Calvino, Buzzati, lo stesso Campanile); curiosità che diventa un vero e proprio bisogno attoriale di misurarsi con delle scritture solide e allo stesso tempo funamboliche, cesellate in un italiano perfetto, che forniscono all’interprete – al di là della straordinaria varietà dei temi con cui entra a contatto – un piacere ineguagliabile nel recitarli. La seconda motivazione di questo avvicinamento ad Achille Campanile, si trova nello studio condotto insieme al regista Massimo Di Michele, sotto la guida del quale andrò in scena, nel mese di Dicembre, presso il Teatro di Villa Torlonia di Roma, con lo spettacolo “Felicità…tà…tà – Uno sguardo su Achille Campanile”: uno studio che mi ha permesso di prendere dimestichezza con i testi dell’autore e che, una volta arrivatami la proposta del Bitta di offrirmi un “tempo teatrale” (in quella che per me è la più bella piazza bagherese), mi ha permesso di scegliere quali “pensieri” e “personaggi” campaniliani provare a restituire al pubblico.”