Da oggi riprende “La via dei tesori” a Bagheria, per i prossimi 3 fine settimana.
I siti potranno essere visitati il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18.00.
IL PROGRAMMA DI BAGHERIA. La più attesa, la più bella, la più eccentrica. Aprirà le porte la settecentesca Villa Palagonia, nata per volere di don Ferdinando Gravina e Crujllas, anche se sarà il nipote, Francesco Ferdinando Gravina e Alliata, a decidere lavori, arredi e decorazioni che fecero guadagnare alla residenza l’appellativo di Villa dei Mostri, adornata com’è da animali fantastici, figure antropomorfe, dame e cavalieri, musicisti e caricature che sembrano balzare fuori dal tufo.
Dieci luoghi e altrettante esperienze da non perdere, non solo a Bagheria ma anche nei dintorni visto che si parte da quel luogo incantato che è l’Arco azzurro, e bisogna andarci anche se non si è innamorati: è stato recuperato e restituito alla comunità dopo la confisca alla mafia. Ritorna Castello San Marco, eccentrica dimora estivadei principi di Mirto e dei conti di San Marco che vollero che l’architetto mischiasse elementi delle fortificazioni militari con altri tipici delle residenze di campagna. Ne è venuto fuori un ibrido: bastioni, feritoie, persino un ponte levatoio ancora funzionante, che intrigò persino Giuseppe Tomasi di Lampedusa che qui visse durante la guerra. Poi Palazzo Butera, gestito dal Comune, sogno pazzo (un finto castelletto di tufo di ispirazione medievale) di un nobile affranto e deluso; la dimora storica Cirrincione-Mineo.
Un altro progetto d’arte è ospitato a Villa Cattolica e si deve alla pittrice bagherese Caterina Guttuso, presidente dell’associazione Anthemion, un viaggio nel tempo nella storica e nobile “villeggiatura”.
E alla tradizione siciliana si è invece legata Pina Castronovo, artista artigiana che lavora nella sua bottega, e sta portando avanti un lavoro su legno che si ispira ai semi delle carte da gioco. Ogni simbolo ha un significato, ma in tanti sollecita ricordi: uno per ogni valigia di cartone che accompagnava i viaggi della speranza, uno per ciascun migrante che portava con sé un mazzo di carte.