di Nicolò Benfante *
E’ già quasi trascorso un terzo del periodo previsto per la scadenza dell’applicazione del decreto salva-dissesto e l’unica cosa a cui abbiamo assistito è stata la creazione di un nuovo settore, che definisco “equilibrista”, ed un via vai di professionisti alla bisogna chiamati, o per meglio dire, da poter consultare (come tomi enciclopedici) in caso ce ne fosse bisogno.
Abbiamo trasceso, a mio parere, il ridicolo.
Il Sindaco, finalmente, risvegliatosi da un lungo torpore letargico, si è reso conto che forse è arrivato il momento di fare chiarezza sulla situazione debitoria che attanaglia l’ente, pubblicando la prima tranche di debiti che riguardano il settore dei lavori pubblici.
Tutta la cittadinanza si è resa conto che, pur non avendo avuto chiarito la paternità del debito, ha sicuramente compreso che gli espropri immobiliari lievitano prima e meglio di un qualsiasi prodotto da forno.
E’ semplicemente vergognoso.
Penso che ancora manchino all’appello i presupposti fondamentali dei debiti, “er meglio del più” e, come ben si spera, una volta tanto facciamo i conti per difetto; infatti, il Signor Sindaco pensa, e spera, che i debiti ammonterebbero a circa 45/50 milioni di euro (cifra prevista appunto per difetto), anche se materialmente non avendo la certezza del debito, continuando a cercare troveremmo altri milioni.
Si sa chi cerca trova!
Eppure, nel leggere e rileggere la decisione della Corte dei Conti (chiara e lapidaria), mi sovviene in antitesi la frase di quel decreto salva-dissesto, che parla di un ultima àncora di speranza per quegli enti che dimostrino un “miglioramento della condizione di ente strutturalmente deficitario”.
Mi chiedo come!
Forse attraverso un decremento/risparmio delle spese o incremento delle entrate (maggiori entrate non previste – SuperEnalotto), che ci possa dare una nuova opportunità e linfa vitale per la stesura di un nuovo piano di riequilibrio per salvare l’ente dalla scure del dissesto?
Sogno o son desto!
Ma non è forse vero che è stato istituito un nuovo settore che deve indicare le linee guida atte a scongiurare il dissesto?
Ma non è forse vero che abbiamo un Assessore/Tecnico del bilancio che è stato fortemente voluto dal Sindaco nella sua “Governance” per risolvere i problemi dell’ente?
Ma non è forse vero che è stato dato incarico con delibera di G.M. n° 181/2013 ad uno studio legale, comunicata con la nota prot. . 77263 del 04/12/2013, avente ad oggetto: “l’attività di consulenza per lo studio della delibera n. 321/2013/PRSP della Corte dei Conti – Sezione di controllo per la Regione Siciliana al fine di valutare l’opportunità di una eventuale impugnativa della succitata delibera innanzi il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo”?
Di quali risparmi stiamo parlando?
Già dimenticavo la stretta ai costi della politica …
Ad oggi gli unici risparmiatori, vessati e tartassati, sono i cittadini che in questi giorni si vedono recapitare, “a fronte di servizi resi e ricevuti”, il ruolo 2012 e 2013 di quella quanto mai limpida/trasparente, legittima/illegittima tassa Tarsu/Tares;
Mi chiedo…
Com’è possibile realizzare, o pianificare, la stesura di un piano di risanamento, quando a tutt’oggi non abbiamo contezza del bilancio di previsione e del conto consuntivo 2013 e del previsionale parziale 2014?
Ma di cosa stiamo parlando?
Forse si tratta di documenti propedeutici per la stesura di un “valido” piano di riequilibrio (nella forma), ma non certo per contenuto, dato che l’anno 2013 per la nostra amministrazione “vive tra color che son sospesi”?
Qual’è l’avanzo/disavanzo di amministrazione per l’anno 2013?
Tutto questo è ridicolo, si parla di risanamento, si parla di risparmi, eppure nella torbida veggenza siamo riusciti a vivere misticamente un anno privo di sensazioni previsionali; quasi per mera magia un anno di bilancio senza bilancio.
Altro che equilibristi, siamo temerari
Purtroppo per Noi, ad oggi, una buona parte dei comuni italiani e noi tra questi, stiamo pagando lo scotto di anni di gestione allegra, senza un controllo al vertice degli enti come tale vigeva nell’egemone potere della C.P.C. (Commissione Provinciale di Controllo -abrogata), alla quale si trasmettevano gli atti/delibere per avere il visto di legittimità, pena la revoca o la ripresentazione per vizi di difformità dell’atto, non ultima la querelle della delibera di G.M. per l’aumento dell’imposta/addizionale comunale Irpef.
Questo ad oggi manca ed il legislatore per il funzionamento della macchina burocratica ha intravisto, nell’ipotesi di una riduzione di spese dell’ente, la responsabilità sui funzionari legittimati e competenti a garantire l’operato di un ente in continua evoluzione e cambiamento.
Personalmente, sono sempre stato un convinto assertore della fiducia altrui, quando ciò significa crederci o, quantomeno, impegnarsi per cambiare in meglio le sorti di un cammino scosceso ed irto.
Ma, se la fiducia riposta significa far credere di fare o quantomeno pensare di poter minimamente risolvere, dal momento che non Vi sono le possibilità, o non si hanno le competenze, allora è meglio lasciar perdere e gettare la spugna, forse ancora c’è il margine del rispetto per la scelta dell’uomo responsabile.
Ritengo, in maniera del tutto personale, che se la fiducia altrui significa mantenere a tutti i costi quell’illusione di un pseudo-potere, penso sia arrivato il momento della sfiducia sia dell’uomo quanto del politico.
*commercialista