Venerdì scorso nella cornice della Sala degli Specchi di Villa Palagonia, è stato
presentato “Bonjour Casimiro. Il barone e la villa fatata”, il nuovo romanzo-saggio dell’Assessore
Alberto Samonà.
L’evento è stato organizzato dalla Società Dante Alighieri Comitato di Palermo, presieduta dalla
Professoressa Domenica Perrone, presente all’evento insieme ad Alba Castello, specializzata in filologia
digitale e studiosa di Lucio Piccolo. Non casuale la scelta della data nè della location per la presentazione,
come spiegato proprio dalla Perrone. Il 25 marzo è infatti il giorno in cui si ricorda l’inizio del viaggio di Dante
e inoltre, Villa Palagonia, luogo noto per la sua simbologia esoterica, al meglio si presta per accogliere
la narrazione di quei luoghi popolati da energie misteriose che sono tra i protagonisti del romanzo.
Così, attraverso un balzo spazio-temporale si sviluppa questo “iperomanzo”, come definito dalla professoressa
Castello, dove si intessono dialoghi che ci schiudono uno scorcio dell’aristocrazia palermitana di inizio ‘900.
È stata Domenica Perrone a definire l’ultima opera di Alberto Samonà un “romanzo-saggio” dove realtà e
immaginario sono separati da un margine molto sottile.
Bonjour Casimiro racconta di un nostro contemporaneo che si reca nella villa di Capo d’Orando,
dove il barone Casimiro Piccolo si trasferì insieme alla madre, alla sorella Agata Giovanna, esperta di
botanica, e al fratello Lucio, celebre poeta. Non un vero “ritiro” il loro, bensì l’occasione di assistere
al mutare del mondo da un punto di vista quasi privilegiato. La villa è luogo di incontri anche con il cugino
Giuseppe Tomasi di Lampedusa che lì si lasciò ispirare per la sua opera più celebre, e di molti altri esponenti
della cultura dell’epoca. Dalle pagine del romanzo riemerge il mondo popolato di gnomi e folletti che
Casimiro, fotografo e acquerellista, affermava di incontrare nei giardini della tenuta e che amava rappresentare
nelle sue opere.
Simbolica anche la scelta di esser presenti a Bagheria, luogo caro ai fratelli Piccolo e al cugino, il noto
autore de “Il Gattopardo”, le loro madri discendevano infatti dai principi di Aragona che vollero
l’edificazione di Villa Cutò. Fu proprio Giuseppe Tomasi che, nel 1923, vendette la villa ad alcune famiglie
bagheresi, le prime non aristocratiche a possederla. Affascinato dalla Villa dei Mostri anche Alberto
Samonà che, alla fine del suo intervento, si è auspicato che Bagheria tutta possa accogliere altre
manifestazioni di spicco, perchè la città delle ville racchiude in sè la cultura della bellezza universale.
foto Sara Abello