E’ stato presentato ieri nell’atrio di villa Butera a Bagheria, l’ultimo volume di Padre Francesco Michele Stabile, intitolato “Chiesa madre, ma cattiva maestra?” – sulla “bolla” di Andrea Camilleri.
Alla presentazione del volume edito da Di Girolamo, sono intervenuti, insieme all’autore, Domenico Aiello, Augusto Cavadi, Antonino Morreale e Maurizio Padovano.
Il testo di Padre Stabile è un’analisi del saggio di Andrea Camilleri intitolato “La bolla di componenda”, edito da Sellerio nel 1993. Il termine “componenda” indica l’accordo tra le parti spesso con una particolare
accezione di “patti segreti”, proprio come fa riferimento Camilleri all’antica tradizione sicula di compromesso tra le istituzioni e il malaffare, consuetudine purtroppo proseguita per lungo tempo e forse mai del tutto cessata nella nostra isola.
Il dibattito è stato moderato da Domenico Aiello che con il suo consueto spirito ha saputo coinvolgere sul tema anche la platea, nella quale figurava tra gli altri il Sindaco Filippo Tripoli.
Gli interventi dei relatori si sono concentrati principalmente sul delineare le differenze tra il saggio di Camilleri e il testo di Padre Stabile, mostrandosi tutti concordi nel sottolineare come, sebbene lo scrittore agrigentino risultasse persuasivo nel descrivere il legame tra chiesa e malaffare che, a suo dire, avrebbe portato alla nascita della mafia, d’altra parte il sacerdote bagherese, col suo tratto distintivo garbato, sia riuscito a «fornirci gli strumenti per una rilettura critica del testo originario, senza mai affermare drasticamente le sue inesattezze, ma attraverso una scansione delle fonti e dalla loro verifica ci mostra come non tutte quelle “ruberie” siano state compiute dalla Chiesa» ha affermato Aiello, che ha proseguito con una metafora cinematografica, definendo l’opera di Camilleri come «una bella sceneggiatura che è riuscita a divenire film nelle giuste mani di Padre Stabile».
Il primo ad intervenire è stato Augusto Cavadi che era già presente nel 1994 alla presentazione del saggio di Camilleri, al quale si era approcciato con spirito dogmatico sino alla rilettura offertagli da Padre Stabile.
Analizzando il lavoro sempre puntiglioso di Stabile, Antonino Morreale ha elogiato il suo “nuovo” tratto che sembra discostarsi da quello più pedante, tipico non solo dei suoi lavori trascorsi, ma di tutta la bibliografia
storica.
Morreale ha poi sollevato un dibattito che ha catalizzato l’attenzione di tutti sulle inesattezze storiografiche di una certa letteratura dello scorso secolo che va da Verga allo stesso Camilleri, ma che non ha
mai trovato la condanna degli storici loro contemporanei.
Ciò è dovuto, secondo Maurizio Padovano, che professore lo è, non tanto all’atteggiamento dei letterati che si reputano storici, quanto alla cattiva didattica di cui spesso siamo ancora vittime. I due testi, sui quali aleggia il
fantasma di Sciascia che ha ispirato Camilleri proprio sul tema della bolla, si differenziano principalmente per le loro diverse provenienze. Il primo, il saggio del ‘93, si muove nel mondo della narrativa, il secondo è frutto del
puntuale lavoro storiografico di Padre Stabile. Padovano, pur elogiando la non violenza dei toni del sacerdote, non ha dubbi sul considerare il suo testo un vero e proprio pamphlet, dal momento che nasce con l’intento
di analizzare e criticare un fatto, una persona, un contesto, qui però con l’insolito stile di conversazione civile e garbata tra i due autori e che è tipica di Padre Stabile.
È stato l’autore l’ultimo ad intervenire e a raccontare lo spirito con cui si è approcciato alla sua ultima opera, non un intento apologetico quindi, è lui stesso ad ammettere la reiterata cecità della chiesa nei riguardi
dei misfatti della mafia, ma insistendo sull’impossibilità di generalizzare e sull’ingiustizia di quella borghesia post unità d’Italia che scarica le proprie colpe esclusivamente sulla chiesa e sulla povera gente accusata di
ruberie. «Purtroppo anche i grandi possono diventare cattivi maestri» chiude nel suo testo Padre Stabile, riconoscendo le mancanze della Chiesa in molteplici circostanze e allo stesso tempo rivolgendo una critica
non tanto velata ad Andrea Camilleri.
Un testo adatto a tutto il pubblico di lettori, non soltanto agli “specialisti” lo definisce al termine del suo intervento Domenico Aiello, invogliando alla lettura di entrambi i testi.
La presentazione si è tenuta nel massimo rispetto delle norme per il contenimento della diffusione del Covid-19, non a caso la scelta di ospitare l’evento negli spazi esterni dell’edificio anzichè all’interno della sala
Borremans, come era stato fino allo scorso mese di febbraio.