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mercoledì 27 Novembre 2024

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Bagheria. Presentata l’autobiografia di Ezio Pagano dagli anni Sessanta ad oggi

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4 minuti

di Stefania Morreale

Dai mitici anni Sessanta all’alba del Terzo Millennio” è il titolo del nuovo libro di Ezio Pagano, fondatore e direttore del museo d’arte contemporanea Museum, che sorge a Bagheria in via Cherubini, e grande esperto d’arte, presentato nella sala Borremans di villa Butera. La saletta, gremita di amici, studiosi e artisti, ha ospitato un tavolo di discussione composto dall’autore Ezio Pagano, dal professore Franco Lo Piparo, dallo scrittore Maurizio Padovano e dal critico d’arte Aurelio Pes.
L’evento è stato impreziosito dalla lettura di alcuni stralci del libro da parte di Ornacif, attore teatrale bagherese, e dalla proiezione di un video di Antonio Yaren Fricano sulla collezione di Museum.
Il libro è una autobiografia, nata quasi spontaneamente quando, da nonno, Ezio Pagano ha voluto raccontare la propria storia ai nipoti e a loro, infatti, il libro è dedicato. Ma come sottolinea Maurizio Padovano, sarebbe riduttivo parlare di una auto-biografia; sarebbe invece più opportuno parlare di una auto-multi-biografia, infatti la vita dell’autore è così densa di relazioni con grandi personaggi siciliani che “leggere questo libro è come trovarsi sulla metro all’ora di punta”.
Pagano nel corso della sua vita, infatti, ha studiato tanto, ha conosciuto tanto, ha viaggiato tanto. E ha scommesso su una Bagheria in grado di essere punto di riferimento nazionale e internazionale per l’arte contemeporanea. Un sogno da folli per molti, ma che lui è riuscito a realizzare lavorando duramente e senza sosta, anche se spesso è stato frainteso e non valorizzato come avrebbe meritato.
“Ezio Pagano è prima di tutto un grande peccatore -commenta il critico Pes- E il suo peccato più grande è quello del ‘fare’. Lui ha fatto tanto e questo molti siciliani non glielo hanno perdonato”.
Pes fa riferimente a quanto scrive Tomasi da Lampedusa nel Gattopardo: “in Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘fare’”.
Il libro è strutturato come un diario, composto da brevi racconti divisi in ordine cronologico, e ripercorre gli incontri, le avventure, le soddisfazioni ma anche i momenti di crisi non solo di Pagano, ma di tutta Bagheria che, proprio nel corso di questi anni, viveva un momento di grande fervore intellettuale, ma anche purtroppo di grande violenza criminale.
“Il libro di Ezio Pagano mi ha riportato alla mente tanti episodi del passato che altrimenti probabilmente non avrei ricordato -esordisce Franco Lo Piparo- Abbiamo vissuto molte delle esperienze descritte insieme, abbiamo condiviso viaggi, sogni. E poter rivivere tutto leggendo questo libro è stato importante per me. Ma credo lo sia per chiunque abbia vissuto Bagheria o voglia conoscere la Bagheria di quegli anni”.

 

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