di Martino Grasso
E’ stata protocollata questa mattina la mozione di sfiducia contro il sindaco Vincenzo Lo Meo.
Sono 19 i firmatari: i 4 del Pd: Daniele Vella, Emanuele Tornatore, Antonino Maggiore, Pietro Pagano, 3 di Forza Italia: Maurizio Lo Galbo, Maria Grazia Lo Cascio e Francesco Gurrado, 2 del gruppo Ri-partire: Antonino Arena, Giovanni Amari, 2 di Bagheria Libera: Rosario Giammanco e Antonio Prestigiacono, 2 del gruppo Aquilone: Pietro Di Quarto e Gino Di Stefano, 1 di Democratici per Bagheria: Antonio Passsarello, 2 indipendenti: Filippo Maggiore e Piero Aiello, 1 del gruppo Civicamente: Angelo Puleo, 1 dell’Udc Marco Sciortino e 1 del Fli: Angelo Bartolone.
Nella mozione si parla di gravi inadempienza da parte del sindaco, durante questi 3 anni di amministrazione.
Si parla dei fatti accaduti del cimitero ma anche dell’operazione Argo con una ventina di arresti nel maggio dello scorso anno.
Adesso spetterà al presidente del consiglio, Caterina Vigilia, indire il consiglio comunale con all’ordine del giorno la mozione di sfiducia.
Il consiglio comunale non potrà essere convocato prima di 10 giorno dalla presentazione della mozione.
Se durante il consiglio, l’argomento sarà votato dai due terzi presenti, la mozione sarà approvata. Sia il sindaco, che la giunta e tutti i consiglieri comunali, decadranno dal loro incarico.
Va anche ricordato che il sindaco ha la possibilità di presentare ricorso al Tar.
Una volta passata la mozione, la Regione invierà un commissario straordinario e si potranno indire le nuove elezioni per eleggere sindaco e consiglieri comunali.
Di seguito il testo integrale della mozione di sfiducia:
“Quasi al termine del terzo anno del percorso politico dell’amministrazione Lo Meo, e in particolar modo a seguito degli ultimi fatti di cronaca riguardanti la gestione del cimitero comunale, è giunto il momento di presentare una mozione di sfiducia per porre fine a questa esperienza amministrativa e consentire alla città di rinnovare i propri organi Istituzionali con un nuovo percorso democratico. Riteniamo doveroso evidenziare alcune mancanze emerse nella gestione amministrativa di questi anni, in particolare nell’ultimo anno.
E’ sotto gli occhi di ogni cittadino che l’amministrazione Lo Meo:
. non ha raggiunto gli obiettivi programmatici del suo programma elettorale;
. ha rallentato, di fatto, il rilancio socio-economico di Bagheria addossando spesso le responsabilità ad altri;
. ha aumentato il livello di conflittualità con il consiglio comunale e con i cittadini;
. ha gestito il personale in modo poco chiaro e trasparente. Vedasi rotazione dei Dirigenti e dei funzionari spesso non sufficientemente motivate o accompagnate da percorsi di formazione del nuovo personale che avrebbe dovuto ricoprire tali incarichi;
. ha avuto poca trasparenza nell’attivazione e rideterminazione della pianta organica;
. non ha svolto la relazione annuale di verifica dello stato di attuazione del programma elettorale;
. ha violato alcune procedure amministrative: lo stesso Sindaco si è reso artefice di rilasciare
“AUTORIZZAZIONI” e di “TRASMETTERE” atti al Responsabile del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ASP n. 6 di Bagheria;
. ha aumentato l’aliquota Tarsu con delibera di giunta, dopo che lo stesso atto è stato bocciato dal Consiglio Comunale. Sempre con deliberazione di giunta ha aumentato l’addizionale Irpef, facendo in modo che il Ministero dell’Economia e delle Finanze impugnasse lo stesso provvedimento;
. non ha apportato seri miglioramenti nella gestione del servizio di raccolta rifiuti solidi urbani, non riuscendo ad oggi ancora ad attivare un servizio di raccolta differenziata.
. ha proceduto al taglio di alcuni servizi assistenziali essenziali, nonostante la disponibilità ed il supporto manifestato da tutti i partiti politici nel ricercare soluzioni per mantenerli.
. non è riuscita ad avviare seriamente misure di risanamento autonomo dell’ente, pur individuate con alcune delibere di giunta municipale.
. non ha esercitato alcuna significativa iniziativa per il mantenimento dei servizi a Bagheria (vedasi vicenda Tribunale su tutte),nonostante la disponibilità manifestata trasversalmente da tutti i partiti politici presenti sul territorio.
. non ha avviato, salvo sporadici risultati, una seria attività di programmazione e progettazione volta ad intercettare le risorse sovracomunali. Ha vissuto sull’eredità dell’amministrazione passata anzi riuscendo a perdere anche alcuni finanziamenti.
Adesso, non per ultimo, Caro Sindaco, ci permetta un’altra e più amara riflessione.
E’ occorso un intero consiglio comunale, dove tanti consiglieri anche di opposizione, pur non avendo alcuna responsabilità di governo nello scandalo-cimitero, hanno chiesto scusa ai cittadini per quanto subito a causa della mala politica. È stato necessario un atto politico di alto valore etico e morale, il chiedere perdono non in nome di se stessi, ma in nome dell’Istituzione. È servito che i gruppi consiliari chiedessero scusa alla città per le responsabilità dell’Amministrazione Comunale, mentre quest’ultima rimaneva arroccata su posizioni insostenibili, che hanno dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, la lontananza dai cittadini, dalle loro pulsioni e dai loro problemi. Abbiamo dovuto aspettare che scendesse la notte su quel consiglio comunale e che spuntasse il giorno, perché un comunicato del Sindaco contenesse la parola: “Scusa”. Crediamo che in quest’episodio ci sia tutta l’essenza della sindacatura Lo Meo o meglio l’”assenza”. Non bastano i “piedi buoni” per fare una squadra competitiva. Serve un capitano, un allenatore, che dia l’esempio e che trascini il gruppo. Serve una guida, che quando la squadra perde, assuma su di sé tutte le responsabilità e chieda scusa ai tifosi. È così che si manifesta la leadership, è così che si crea un gruppo, un team forte, che può vincere contro qualsiasi avversità. Il sindaco, invece, ci ha abituati a scaricare le responsabilità sugli altri: sulle amministrazioni precedenti, sugli assessori passati, sui partiti, sui consiglieri comunali, sui cittadini, sui sindacati, sulle associazioni. Tutti a saperne un po’ meno di Lui. Tutti responsabili, tranne Lui. Tutti brutti, sporchi e cattivi, tranne Lui, che non ha avuto neppure la dignità di mettersi in aspettativa dal suo lavoro, per essere a disposizione h24 per questa città. Lo Meo ha incarnato in questi anni il senso dell’irresponsabilità, l’ideale contrario di sindaco, che assumendo su di sé l’onere e l’onore di amministrare una città come Bagheria, dovrebbe esserne il primo responsabile della convivenza civile e sociale della nostra collettività. Gli è mancata l’umiltà di essere primo cittadino tra i cittadini, di porsi in ascolto, di compatire i più deboli, gli sconfitti, i poveri, i disoccupati che negli ultimi anni sono diventati la maggioranza dei bagheresi. Gli è mancata la capacità profonda di soffrire con loro, di condividere i loro problemi, di indicare una strada, una direzione, di fare nascere una speranza, di progettare e programmare un futuro. Con lui Bagheria è morta e con essa anche l’orgoglio di sentirsi parte di questa città, di sentirsi comunità.
Ma in una cosa il Signor Sindaco è stato bravo. È riuscito a metterci tutti d’accordo. Consiglieri di destra, sinistra, centro, di sopra, di sotto e di lato, che mettono da parte le proprie divisioni ideologiche e politiche, per compiere l’estremo atto: quello della sfiducia.
Perché prima che consiglieri, siamo figli di questa città, e come tali non possiamo fare finta di niente di fronte allo sconcerto, all’orrore che monta. Da figli di questa città, da istituzione dobbiamo avere la forza e la dignità di prendere sulle nostre spalle la piena responsabilità di quanto accaduto e trarne le conseguenze.
I recenti fatti di cronaca che hanno riguardato la gestione del cimitero comunale sono stati talmente truci e disdicevoli, da meritare l’attenzione degli organi di stampa internazionali. Cinque aree sequestrate, con bare scoperchiate, ossa ancora fumanti, effetti personali sparsi, sono immagini che difficilmente riusciremo a dimenticare. Una ferita aperta che non potrà rimarginarsi in fretta. Ricorderemo per molto tempo la fila silente di cittadini all’ingresso del cimitero, pronti a verificare se la tomba dei suoi cari fosse stata profanata, se i resti mortali dei parenti giacessero sempre nello stesso sepolcro, oppure avessero fatto chissà quale fine. Di fronte a tanto dolore, difronte alla violazione più profonda dell’intimità di ognuno di loro, l’unica risposta che è riuscito a dare Il Sindaco è stata quella di “mettersi al servizio delle Forze dell’Ordine, istituire un nuovo ufficio cimiteriale, attivare un altro ufficio presso i lavori pubblici per tutte le dovute verifiche, controlli, e programmazione, attivare un apposito numero telefonico dedicato”.
Come se qualsiasi amministrazione comunale non sia ogni giorno a servizio delle forze dell’ordine, come se doveva accadere l’inenarrabile per istituire un nuovo ufficio cimiteriale, che sostituisse il precedente, di espressa sua nomina. Come se Bagheria avesse bisogno di diventare l’unica città al mondo, dove chiami un numero verde e ti dicono dove sono seppelliti i tuoi cari. Di fronte a tanto dolore, difronte alla violazione più profonda dell’intimità di ognuno di loro, l’unica risposta che il Sindaco è riuscito a dare alla cittadinanza è stata qualche fredda considerazione tecnica e qualche ovvietà.
Ha parlato di emergenza-loculi, ha continuato a difendere le sue scelte indifendibili, ad andare avanti nel promulgare atti illegittimi senza mai tornare indietro.
Ci chiediamo come abbia il coraggio di difendere certi atti amministrativi come la convenzione stipulata con la Confraternita del SS. Sacramento con delibera n.44/13, in cui si impegnava ad affittare circa 600 loculi dalla Congregazione, a fronte del pagamento del 95% di quanto incassato dalla vendita dei loculi al cittadino. A fronte di ciò, la Confraternita si impegnava a ristrutturare (demolendo e ricostruendo) i loculi. Il comune con il restante 5% dell’incassato, cioè da cinquanta a cento euro, si impegnava a estumulare i cadaveri e a garantire la manutenzione ordinaria e la pulizia del loculo per quarant’anni. Basta farsi due conti, per sapere che un’estumulazione a norma di legge, tra cassettine idonee e smaltimento di rifiuti speciali costa non meno di 400 euro e che una manutenzione quarantennale ne costa molto di più. È facile capire che la convenzione fosse l’ennesima patacca per un Comune già disastrato, utile solo a trasferire soldi pubblici, senza alcuna gara di appalto, all’impresa che doveva essere affidataria dei lavori di ristrutturazione da parte della Confraternita.
Un fatto molto preoccupante se associato a quanto trapelato dagli organi di stampa a seguito dell’operazione “Argo”, nella quale sembrerebbe che la mafia avesse volto il proprio interesse sulle aree cimiteriali destinate a cappelle, sulla loro edificazione e sui servizi cimiteriali in genere. Una convenzione inspiegabile poiché sancisce l’affitto dei loculi piuttosto che requisirli, in considerazione del fatto che le concessioni anche perpetue possono essere revocate, ove si verifichi una grave situazione di insufficienza del cimitero rispetto al fabbisogno del comune e non sia possibile provvedere tempestivamente all’ampliamento o alla costruzione di nuovo cimitero. Una convenzione burla se è vero com’è vero, che in tale atto la Confraternita è detta “comproprietaria di un’area del cimitero”, quando gli atti notarili citati, quello del notaio Francesco Farina del 08/06/1878 e del notaro G.Battista Castronovo dell’8/01/1910, parlano di altre verità, di altri diritti e doveri, di altre confraternite SS.Sepolcro e SS. Anime Sante, sciolte per mafia negli anni ’30 del secolo scorso.
Ci chiediamo come il Sindaco abbia il coraggio di fare “spallucce” rispetto all’inerzia relativa al procedimento di ampliamento del cimitero comunale. Inerzia che è simbolo della incapacità programmatica ed amministrativa di questa amministrazione.
Com’è possibile che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra?
Chi è il responsabile politico, se non il Sindaco, di questo stallo istituzionale, di questa assenza di attività che pervade i palazzi comunali.
Tali fatti strettamente amministrativi e politici non possono rimanere avulsi da quello che sta avvenendo in sede giudiziaria. Un collaboratore di giustizia, secondo quanto appreso dai giornali, starebbe riferendo ai magistrati di attività e interessi della mafia nell’ambito della gestione dei servizi cimiteriali. La stessa inchiesta sulle presunte pratiche illecite nell’estumulazione dei cadaveri, condotta in prima battuta dalla Procura di Termini Imerese, è stata avocata a se dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Davanti a questo scenario fosco, che potrebbe avere gravi risvolti per la nostra città, il Sindaco non ha sfiorato l’argomento, nella sua relazione in aula né nel successivo comunicato stampa, se non per dire di sentirsi sereno rispetto ad eventuali indagini della magistratura.
Ma è la città che non è serena. È la città che si interroga se stiamo andando verso un nuovo commissariamento per infiltrazioni mafiose. È la città che rimane sgomenta rispetto allo scioglimento di un comune vicino, avvenuto dalla sera alla mattina. Il Sindaco, che ha già fatto parte di un’Amministrazione sciolta per mafia, dovrebbe conoscere il dramma della sospensione temporanea della democrazia.
Ci saremmo aspettati che il Sindaco ci avesse riferito delle azioni fatte negli ultimi anni per mettere spazio tra l’Istituzione e la mafia, per creare un alto muro divisore, per realizzare un ampio argine invalicabile dalle infiltrazioni mafiose. Ci saremmo aspettati che almeno in un passaggio del suo discorso avesse affrontato il problema, contribuendo a rischiarare le tante ombre sul tema. Ma il Sindaco, la parola “mafia” non l’ha neppure pronunciata. Come se il problema non esistesse, come se il problema non gli appartenesse e soprattutto non appartenesse a questa città. Proprio la settimana scorsa, dopo tanti anni, un parroco è stato vittima di un atto intimidatorio, qualche mese fa hanno arrestato un dirigente comunale e prima ancora due dipendenti del Coinres. È la sua “serenità” che non ci fa stare sereni, la sua superficialità nell’affrontare le questioni, la sua mancanza di umiltà nell’accettare il confronto politico e di ascoltare chi la pensa diversamente da lui.
Lo Meo ha affermato che “non si può e non si deve strumentalizzare la questione cimitero solo per screditare Sindaco e Giunta. Non è corretto, non è sano, non è giusto per Bagheria”. Qui nessuno ha voluto screditare l’istituzione, ma è stato il Sindaco a screditarla quando è stato incapace di assumere su di sé l’intera responsabilità politica ed amministrativa della vicenda da primo cittadino e autorità massima in tema di igiene e incolumità pubblica.
Abbiamo voluto condividere questa mozione con tutte le forze politiche di colore e segno diversi. Dopo tre anni di amministrazione, signor Sindaco, ci lascia “Un’altra Bagheria”, più povera, più disperata, più brutta, con meno orgoglio e speranza, con il morale sotto i tacchi.
Riteniamo quanto mai necessario ipotizzare percorsi di rinnovamento della classe dirigente nel più breve tempo possibile, così come recita il codice etico approvato in consiglio comunale negli anni passati, confidando nei bagheresi che sapranno scegliere i loro rappresentanti istituzionali tra i più capaci ed i più onesti. Il nostro è un tentativo che si prefigge l’obiettivo di allontanare dalle istituzioni qualunque sospetto di ingerenza, d’imposizione, o cattiva amministrazione, e ciò al fine di restituire a Bagheria l’immagine di onestà e legalità che le è propria.
Sindaco, a gran voce le abbiamo chiesto le dimissioni, come estremo atto di dignità umana e politica, lei ha declinato l’invito. Oggi siamo qui per sfiduciarla. Stavolta è in capo a noi, consiglieri comunali, compiere l’estremo atto di dignità politica. Ce lo chiede la città, ce lo impone il ruolo che rivestiamo. Oggi il sindaco della città non può più essere Vincenzo Lo Meo “Non è corretto, non è sano, non è giusto per Bagheria”.